Economia

Sindacati come Polonia e Ungheria: sciopero per pubblico impiego uguale veto a Recovery

Sindacati minacciano sciopero generale, qui e ora, novembre dell’anno di disgrazia 2020.

E lo minacciano a muso duro lo sciopero i sindacati per una rispettabile grande categoria di lavoratori, la categoria e il comparto del lavoro che però meno stanno soffrendo e pagando i danni economici derivanti dalla pandemia.

DEMAGOGIA ANTI STATALI E REALTA’ DI SMART WORKING NO WORKING

C’è, consolidata fino ad essere diventata luogo comune, demagogia anti statali. Statali sempre fuori stanza, statali stipendio garantito per poco o nulla fare, statali fannulloni, statali anzi dipendenti pubblici in generale con la mangiatoia magari non ricolma ma che sempre automaticamente si riempie…Demagogia, non di rado denigrazione.

C’è però da mesi anche una realtà, nuova e sulla quale non si fa volentieri attenzione. La realtà dello smart working, del lavoro da remoto che in moltissimi, troppi casi, per la Pubblica Amministrazione si traduce in no working, in non lavoro, in vacanza a tempo indeterminato. L’ufficio svuotato causa Covid che diventa ufficio sparito.

Il no working di fatto quando c’è non è tutta responsabilità del singolo dipendente pubblico. Disorganizzazione, improvvisazione, difficoltà obiettive. Ma sono passati mesi e mesi e si è dovuto assistere anche al non edificante spettacolo di comparti del Pubblico Impiego che sdegnosamente rifiutavano ritrno al lavoro in presenza a luglio e agosto perché dopo smart working c’erano le ferie da fare!

Nei mesi della pandemia ci sono stati e non pochi dipendenti pubblici che hanno lavorato e stra lavorato, altri meno, molto meno. Comunque tutti hanno mantenuto posto sicuro, retribuzione, carriera, ferie. Non proprio quello pubblico un comparto del lavoro in sofferenza causa danno economico da pandemia. Anzi, il comparto più protetto da questi danni.

SINDACATI SCIOPERO PROTERVO

Sciopero per i contratti pubblico impiego non è peccato e neanche sbagliato. Nei tempi normali. Qui e oggi è sciopero protervo. Le organizzazioni sindacali mostrano nel minacciarlo la loro sostanziale incapacità di essere, qui e ora, altro che federazioni di lobby. Un sindacato non di categoria ma nazionale, nazionale al punto di voler partecipare alla decisione sull’utilizzo e destinazione Fondi Recovery, un sindacato nazionale che si riempie la bocca e indossa gli abiti dell’interesse generale non chiama allo sciopero per proteggere i più protetti.

COME UNGHERIA E POLONIA

Ungheria e Polonia, che c’entrano. Appena ieri Ungheria e Polonia hanno messo il veto alle procedure ulteriori di ratifica dell’accordo europeo di distribuzione dei miliardi del Recovery o Next Generation che dir si voglia. Veto: non si va avanti perché il resto d’Europa lega, niente meno, l’erogazione dei fondi al rispetto dello Stato di diritto. No Stato di diritto, non miliardi. E a questo Ungheria e Polonia non ci stanno.

Stato di diritto, e che sarà? Magistratura non comandata dal governo, stampa libera che non finisce nei guai se parla male del governo…cosucce così. Che in Ungheria e Polonia scarseggiano assai e che i due governi di Budapest e Varsavia vedono come sostanze inquinanti del potere. Quindi la loro posizione: facciamo in casa nostra come ci pare, voi i soldi dateceli lo stesso. No? E allora noi blocchiamo tutto. Se ne fregano i governi di Ungheria e Polonia del bisogno immediato e generale dei miliardi anti disastro economico da pandemia. Anzi, cavalcano l’urgenza altrui emettendo un veto che è un esplicito ricatto.

RICATTO CHE E’ UN BLUFF

Ricatto quello di Ungheria e Polonia che in realtà è un bluff: senza i miliardi del Recovery e senza i miliardi che già prendono dalla Ue Ungheria e Polonia non respirano. Minacciano il blocco dei miliardi per tutti con la stessa logica negoziale con cui i  sindacati minacciano lo sciopero generale: la casa va a fuoco, mi metto di mezzo tra la casa e i pompieri e so già, certo che li farò passare ma vedrai che se mi metto di mezzo qualcosa mi molleranno, ci guadagnerò qualcosa nel farli passare.

Published by
Mino Fuccillo