Smart working prorogato fino al 31 dicembre 2020 (Ansa)
Doveva finire a ottobre il lavoro agile, o da remoto o telelavoro che dir si voglia. Circa 5 milioni di dipendenti comprensibilmente vogliono sapere fino a quando dovranno lavorare da casa, quanto durerà ancora lo smart working.
Il dpcm (decreto della presidenza del Consiglio) che proroga lo stato di emergenza prolunga il regime semplificato per il lavoro agile. Ma tante aziende si stanno attrezzando per inquadrarlo con un accordo.
Lo smart working ordinario, infatti, prevede un accordo volontario tra collaboratore e dipendente, accordo sempre reversibile.
La proroga dello stato d’emergenza lascia attiva la procedura di smart working semplificata, senza accordo individuale per attivare lo strumento, regime che si protrarrà fino al 31 dicembre 2020.
Fino alla fine dell’anno dunque per la Pubblica Amministrazione il lavoro agile è possibile per il 50% dei dipendenti che svolgono attività eseguibili anche a distanza e online per consentire il distanziamento.
Mentre entro il 31 gennaio 2021 ogni amministrazione pubblica – di concerto con i sindacati – dovrà elaborare il cosiddetto POLA, il Piano organizzativo del lavoro agile, in cui prevedere lo smart working per almeno il 60% del personale.
Nel settore privato, sempre fino al 31 dicembre, il datore di lavoro potrà attivare la procedura semplificata di richiesta del lavoro agile per i propri dipendenti, anche senza l’accordo del dipendente.
E poi? Qui si entra nel campo delle ipotesi, delle previsioni di lungo periodo: l’unica certezza è che la pandemia ha accelerato un processo in corso, nulla sarà più come prima.
Secondo un sondaggio elaborato da Cisco Systems, il 90% dei dipendenti non tornerà a lavorare in ufficio a tempo pieno. Il 24% lavorerà da casa 15 giorni al mese, il 12% sempre da casa.
Arianna Visentini, amministratore delegato di Variazioni (società specializzata in consulenza per lo smart working), spiega a Wired.it cosa dobbiamo aspettarci.
“Molte aziende useranno i prossimi mesi per stabilizzare la modalità di lavoro agile, che costituirà un new normal. Sono tutte abbastanza concordi sul fatto che non si tornerà più all’epoca pre-Covid.
Le più strutturate, che dettano il trend, si stanno dotando di policy ponte per gestire al meglio il passaggio. Ma in realtà, dal punto di vista burocratico e amministrativo, è sufficiente definire le modalità di svolgimento del lavoro agile”. (fonti Corriere della Sera, Wired, Sole 24 Ore)