In un anno e mezzo il prezzo della pasta è cresciuto del 15 per cento, poco meno dell’1 per cento al mese, nonostante il costo della farina di semola sia calato del 38 per cento. A documentare questo aumento è il quotidiano “Libero”.
A maggio 2008, l’Authority dell’Antitrust aveva accertato che 27 produttori di pasta avevano fatto “cartello” aumentando, tutti e allo stesso momento, i prezzi.
Dopo l’Authority guidata da Catricalà è ora Mister prezzi ad aprire un indagine sulla filiera della pasta. Il Garante per la sorveglianza dei prezzi, Roberto Sambuco, avrebbe accertato una diminuzione dei prezzi da gennaio 2009 pari solo al 5,7 per cento, a fronte di un calo del 18,9 per cento all’ingrosso e del 22,7 per cento all’origine, vale a dire per il costo del grano duro.
In realtà, da quanto documentato dal quotidiano “Libero”, le cose sono andate peggio: solo una marca ha calato i prezzi di circa il 5,3 per cento, tutte le altre hanno fatto crescere i prezzi in media del 15%, con un aumento di poco inferiore all’1 per cento al mese. Così, spaghetti, pennette e fusilli sono, al netto dell’inflazione, più cari della benzina.
Tutto ciò avviene mentre nello stesso arco di tempo la semola di grano duro, materia prima per ogni tipo di pasta, è scesa da 485 euro a 300 euro a tonnellata, una flessione pari al 38 per cento.
