ROMA – I mercati hanno reagito bene all’annuncio del salvataggio delle banche spagnole, crescono le Borse, diminuisce lo spread sia a Madrid che a Roma. Ma i 100 miliardi accettati dal governo spagnolo per salvare le sue banche in crisi preludono a una questione ancora più grande: la Spagna avrà bisogno di un altro salvataggio, stavolta per salvare se stessa, la sua economia, la sua capacità anche solo di accedere ai mercati? La domanda secca la pone il Wall Street Journal, che non sottovaluta la portata degli aiuti ma non dimentica le immediate conseguenze che aspettano un Paese costretto a chiedere soccorso. Senza dimenticare l’onerosa crescita del debito, lo sforamento sicuro degli obiettivi sul deficit, la disoccupazione galoppante, la fuga irreversibile degli investitori dai titoli di stato iberici. D’altra parte, il premier Mariano Rajoy ha già messo le mani avanti, guardate, ha avvertito, che ci vorrà molto tempo prima che la situazione torni sotto controllo, la crescita avrà una contrazione dell’1,7% del Pil.
Salvate le banche, e allontanato lo spettro di un contagio sistemico alle altre banche troppo esposte con quelle spagnole, resta la questione di un paese in piena recessione e con una credibilità finanziaria ai minimi termini. Richiedere l’aiuto dei partner europei significa ammettere tacitamente la propria impotenza, ammettere che trovare soldi è una mission impossible. Commenta Justin Knight della banca Ubs di Londra: “Quello che bisogna sapere ora è che la Spagna sta praticamente perdendo la possibilità di accesso al mercato dei bond, a un certo punto la porta sarà chiusa definitivamente”. Resta da sapere quando, ma in linea teorica, a giudizio unanime degli economisti, é dimostrato che la richiesta di aiuti limita l’accesso al mercato dei titoli. Per un po’, a breve termine (e le prime risposte dei mercati lo confermano) i rendimenti dei bonos spagnoli scenderanno per effetto degli aiuti, perché la Spagna non dovrà al momento cercare altri capitali per mettere in sicurezza le banche in sofferenza.
E le stesse banche compreranno un po’ di titoli di Stato. Ma saranno solo loro a farlo. Nel medio-lungo periodo, senza prospettive di crescita, con il debito pubblico che sale, gli altri investitori saranno ancora più spaventati dal rischio spagnolo. Anche perché, lo strumento che veicolerà i prestiti sarà l’European Stability Mechanism, strumento pensato nell’orizzonte di una vigilanza bancaria unica a livello europeo e centralizzata. In pratica sarà l’Esm a spulciare tra i libri contabili delle banche spagnole e, come prestatore di ultima istanza, assumerà anche lo status di “senior creditor”. Significa che in caso di default della Spagna, invece dei sottoscrittori di bond spagnoli, a essere rifondato per primo sarà proprio l’Esm. Chi si accollerà un rischio del genere?