Tutte le spese del presidente, benefit e vantaggi esagerati per gli ad americani

Martha Stewart, è stata in carcere ma non ha perso il posto

Mentre lo scorso anno i lavoratori di mezzo mondo stringevano la cinghia e perdevano il posto, non tutti i presidenti e ceo ai vertici delle aziende se la passavano altrettanto male. Certo, la crisi economica ha colpito in maniera trasversale tutti i settori della società, soprattutto negli Stati Uniti, ma come fa notare il New York Post c’è chi non ha condiviso i sacrifici dei propri dipendenti.

Basta un’occhiata alle relazioni che le società americane hanno presentato, come ogni primavera, alla Security and Exchange Commission (l’omologo americano della Consob) per rendersi conto di come benefits e guadagni sproporzionati siano ancora in voga tra gli executive statunitensi.

Prendiamo, per esempio, Martha Stewart, la regina del focolare televisiva, già indagata per insider trading, poi prosciolta, ma condannata per aver mentito sull’operazione, per complotto e per intralcio alla giustizia nel 2005.

La società della bionda icona del fai-da-te, la Martha Stewart Living Omnimedia, ha speso due milioni di dollari lo scorso anno solo per la manutenzione delle proprietà della sua (co)amministratrice delegata, nonostante le perdite degli scorsi anni. Naturalmente, una buona parte è servita per il giardinaggio.

«A giudicare dalle spese, potrebbe aver vissuto a Versailles» scherza l’esperto in retribuzioni del top management, Steve Glassner, che, tra l’altro, è amministratore delegato di una società di consulenza sull’executive compensation, la Veritas.

L’imprenditore che, letteralmente, vola più alto, a New York è Barry Diller, amministratore delegato del colosso mediatico IAC/InterActiveCorp, proprietario di Expedia, con incarichi anche alla Fox. Un uomo da 1,2 miliardi di dollari, secondo Forbes. E da 1,6 milioni di dollari di vacanze secondo le sue società, che nel 2009 hanno sborsato quella cifra per pagargliele. I suoi viaggi di piacere gli sarebbero costati qualcosa come 4 mila e 600 dollari al giorno, nota Grassner. Sicuramente, non vola in seconda classe.

Se Diller ha una passione per gli aerei, Michael Saylor, capo della società di software MicroStrategy, famoso per le perdite subite con la bolla di Internet del 2000, ce l’ha per le macchine. O meglio, per l’essere scarrozzato in giro. Solo per limousine, berline&Co. la sua azienda ha speso 125 mila dollari, senza contare i 57 mila e 800 che ha usato per le macchine di cui non era proprietaria.

Per fortuna Steve Wynn, il re dei casinò di Las Vegas, resta a casa. Anzi no, dato che la sua società lo scorso anno ha pagato 500 mila dollari per affittargli due case di villeggiatura in un golf club. Forse il multimiliardario, che nel 2009 ha accumulato 7 milioni di dollari, non riusciva a permettersele. Ma per fortuna, almeno, erano di proprietà della sua stessa società.

Sempre meglio che traslocare, comunque, stando ai bilanci di Wal-Mart. Il gigante americano della vendita al dettaglio ha speso un milione e 700 mila dollari solo per far traslocare il suo vice-presidente dal Texas a Bentonville, in Arkansas. Le due città distavano 350 miglia. Wal-Mart è così premurosa, nota ancora Glassner, da pagargli persino le tasse che dovrebbe versare sul compenso.

Un altro magnate del gioco d’azzardo, il Ceo della Las Vegas Sands, teme invece per la propria incolumità, tanto da spendere 2,4 milioni di dollari l’anno per la sicurezza e la protezione della sua famiglia. Soldi, naturalmente, in uscita dalle casse della sua società.

«Sono sbigottito quando vedo le società offrire questi benefit – commenta Glassner – In tempi di tagli è come correre verso una mandria di tori infuriati con un pigiama rosso addosso».

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luiss_sgrattoggi