Sprechi. Ministeri in affitto e immobili vuoti. Il miliardo di debito nascosto

Sprechi. Ministeri in affitto e immobili vuoti. Il miliardo di debito nascosto

ROMA – Sprechi. Ministeri in affitto e immobili vuoti: il miliardo di debito nascosto. Un lavoraccio quello di Carlo Cottarelli, il commissario alla spending review: mentre si accinge a tagliare scopre nuovi debiti nascosti sotto il tappeto dei bilanci ufficiali: per esempio il miliardo di euro che tutti insieme i ministeri hanno occultato fuori bilancio, perché più spesso di quanto non immaginiamo, con i tagli lineari sono stati eliminate voci di spesa ma non le funzioni oggetto della spesa relativa. A questo deve aggiungersi la schizofrenia contabile di chi, come l’amministrazione pubblica, preferisce dilapidare risorse per affittare gli spazi per le sedi e gli uffici quando dispone di un ricco patrimonio di immobili inutilizzati. Come una famiglia che spende quello che non ha pur di vivere in affitto nonostante disponga di diversi appartamenti sfitti in zona, commenta Federico Fubini su Repubblica.

Il Demanio oggi può stimare una ricchezza immobiliare valutabile in 5 miliardi di euro e che potrebbe essere destinata a soddisfare le esigenze abitative dei ministeri: quello dell’Interno fa la parte del leone con (dati 2011) 176 milioni di debiti fuori bilancio per locazioni di immobili, contro venti milioni di tutti gli altri dicasteri sommati insieme. Il problema grosso, al di là della poco pratica scelta di affittare (senza contare i prezzi degli affitti sempre più alti degli standard di mercato) invece di occupare ciò che è di proprietà, sono i debiti fuori bilancio. Nel 2011, dice la Ragioneria di Stato, il ministero dell’Interno ha contratto debiti fuori bilancio per 476 milioni di euro, la Difesa per 235, la Giustizia per 119, lo stesso ministero dell’Economia per 94 e il ministero del Lavoro per 21.

Nel suo rapporto, la Ragioneria osserva che accumulare debiti fuori bilancio «incide sulla trasparenza, inficia la programmazione delle risorse e riduce la capacità di controllo della spesa». Forse però il passaggioche aiuta meglio a capire è quello sulla genesi di queste pratiche impensabili per qualunque impresa dotata di istinto di sopravvivenza. I debiti fuori bilancio, spiega la Ragioneria, si fanno quando si elimina un versamento ma non le funzioni che esso finanzia. Queste procedono inesorabilmente e prima o poi qualcuno dovrà pagare: è l’eredità dei tagli lineari spesso praticati negli ultimi anni di governo di Silvio Berlusconi in cui, si legge, «i risparmi sono conseguiti solo nominalmente con la riduzione degli stanziamenti, ma non in modo strutturale». (Federico Fubini, Repubblica)

 

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Warsamé Dini Casali