Stati Uniti, pignoramenti record: il settore immobiliare ancora in crisi

I nuovi cento dollari

È pignoramenti record negli Stati Uniti. A conferma che il settore immobiliare, quello al centro della crisi, non accenna a recuperare sono infatti arrivati i dati di RealtyTrack: in settembre per la prima volta i pignoramenti effettuati hanno superato quota 100.000 mentre le pratiche avviate sono state 347.420, e questo nonostante i tassi sui prestiti ai minimi dal 1971 a 4,19%.

E le pressioni negative sul comparto potrebbero ulteriormente aumentare in seguito all’indagine avviata da tutti e 50 gli stati americani per accertare eventuali irregolarità nella pratiche delle banche, comprese le due agenzie governative Fannie Mae e Freddie Mac che hanno assunto società esterne per gestire i pignoramenti. Istituti che – secondo il New York Times – ”hanno ignorato” le prime avvisaglie di problemi nel processo dei pignoramenti che, comunque, risalgono ad anni fa quando i prezzi delle case erano in ascesa e le banche facevano profitti preoccupandosi poco dei servizi ipotecari.

”Le banche hanno speso miliardi di dollari, durante i tempi buoni, per costruire e mettere a punto collaudati meccanismi per elargire mutui, successivamente cartolarizzati. Quando i mutuatari hanno iniziato ad andare in default, le banche si sono ritrovate nella condizione di non sapere come gestire le pratiche, per modificare i termini contrattuali e a non avere personale specializzato per farlo” scrive il New York Times. I pignoramenti negli Stati Uniti hanno iniziato a impennarsi dagli inizi del 2007 ma ”nessuno immaginava che avrebbero raggiunto l’attuale elevato livello così rapidamente. Circa l’11,5% dei mutuatari è oggi in default, una quota maggiore rispetto al 5,7% di due anni fa”.

Per gestire i processi e le pratiche dei pignoramenti mote banche hanno assunto persone con nessuna esperienza, tanto da essere chiamati in casa JPMorgan ‘Burger King Kids’. Le pratiche poco trasparenti delle banche sono finite oggetto di un’indagine congiunta delle autorita’ statali americane, che chiedono una moratoria sui pignoramenti. Un congelamento che all’amministrazione Obama non piace in quanto – come spiegato dalla Federal Housing Finance Agency (Fhfa) – rischierebbe di penalizzare l’economia. ”Ritardi nei pignoramenti aumentano i costi e le perdite per le comunità, gli investitori e i contribuenti”, spiega la Fhfa, precisando di aver chiesto alle banche di rivedere i documenti, e correggerli se necessario.

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luiss_smorgana