Stipendi dirigenti pubblici: taglio premi, la Corte Costituzionale non dirà no

Stipendi dirigenti pubblici: taglio premi con il sì della Corte Costituzionale

ROMA – Stipendi dirigenti pubblici: taglio premi con il sì della Corte Costituzionale. Contro la legge Berlusconi del 2010 che introduceva il blocco della retribuzione di risultato (i cosiddetti premi che si aggiungono allo stipendio ordinario) dei dirigenti pubblici si era espressa la Corte Costituzionale rendendo vano il provvedimento per il 2011, 2012 e 2013. La stessa Alta Corte oggi, stando alle ultime sentenze, non dovrebbe opporsi alla proposta di taglio dei premi annunciata da Renzi che contiene i suggerimenti del commissario alla spending review Cottarelli.

Vediamo perché. Nel 2012 la Corte aveva rimosso il comma due della legge Berlusconi del 2010 che prevedeva il blocco motivato “in considerazione della eccezionalità della situazione economica internazionale e tenuto conto delle esigenze prioritarie di raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica concordati in sede europea”. Oggi la Corte si esprime diversamente sul punto. La sentenza 61/2014 ha respinto il ricorso della provincia autonoma di Bolzano che si opponeva alla legge Berlusconi per cui “a decorrere dal 1° gennaio 2011 e sino al 31 dicembre 2013”, “l’ammontare complessivo delle risorse destinate annualmente al trattamento accessorio del personale, anche di livello dirigenziali”, non potesse superare l’importo dell’anno 2010. Cioè la Corte ammette il blocco per particolari esigenze di bilancio e, rispondendo no al ricorso, lo dichiara legittimo anche quando si applica a Regioni e Province autonome. E’ il via libera che cercava Renzi per imporre il taglio dei premi di risultato e in genere del blocco del trattamento retributivo accessorio.

 

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Warsamé Dini Casali