ROMA – No, davvero non c’è accordo nel Governo sull’introduzione della tassa sul “junk food“, il cibo spazzatura, annunciata dal ministro della Salute Balduzzi. I colleghi allo Sviluppo Corrado Passera e alle Politiche Agricole Mario Catania gli hanno pubblicamente detto di no, quel balzello è inutile e controproducente, meglio investire sull’educazione alimentare. Nel mirino erano finite soprattutto Coca Cola e Sprite, birre e whisky, vodka e Fanta, ma anche panini ipercalorici e merendine troppo zuccherose: Balduzzi avrebbe voluto imporre un’imposta supplementare, a carico dei consumatori e quindi delle famiglie direttamente alla cassa del supermercato o degli alimentari, di 0,50 centesimi a litro sui superalcolici e 2,5 centesimi a lattina sulle bevande gassate.
Il presidente della Commissione Agricoltura Paolo De Castro è stato ancora più netto, definendo il nuovo prelievo una “tassa Tafazzi sulle nostre industrie alimentari. E non c’è comparto che verrebbe escluso da questa tassazione ulteriore, dall’industria dolciaria, la Nutella ad esempio, al comparto caseario”. L’occasione utile per la sconfessione in piena regola è stata il convegno inaugurale della sedicesima edizione di Cibus, il Salone internazionale dell’alimentazione organizzato a Parma, assente il ministro Balduzzi. Alla fine dalle tasche dei consumatori, già fiaccati dall’erosione del potere d’acquisto, sarebbero dovuti uscire 270 milioni in direzione delle casse dello Stato spendaccione.
Quindi la questione salute era un maniera elegante per fare cassa o davvero il problema di una popolazione sempre più in sovrappeso, specie i bambini, è stata trascurata? Senza contare che il miglioramento complessivo della salute degli italiani poteva rappresentare una fonte di risparmio, sul medio termine, per quanto riguarda la spesa sanitaria. Tuttavia, gli imprenditori chiamati in causa avevano firmato un’intesa per ridurre sodio, zuccheri, grassi idrogenati entro il 2014 e fornire indicazioni per una corretta alimentazione sull’etichettatura nutrizionale obbligatoria entro il 2016. Diversi produttori hanno dovuto superare molti mal di pancia prima di accettare il protocollo. Molti si erano chiesti, allora, perché mai il ministro Balduzzi si fosse irrigidito sull’imposizione della tassa. Passera e Catania hanno fornito le delucidazioni necessarie alle imprese: la tassa è stata cancellata.