Tasse: “sconto” con giallo. Invece che a novembre si paga nel 2010. Irpef, Irap, Ires? Quanto e chi? Non si sa

Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti

Sconto sulle tasse da pagare a novembre per imprese e famiglie, sconto da 3,5 miliardi su Irap, Ires e Irpef. Anzi non proprio uno “sconto”, diciamo un rinvio, una dilazione: non si paga a novembre, si “conguaglia”, cioè si paga l’anno prossimo. Meglio di niente, un po’ di sollievo, almeno nelle scadenze.  Così dicono “fonti di governo” che è mezzogiorno o poco più tardi. Ma si fa pomeriggio e “l’anzi non proprio” si allarga e si gonfia. Non è proprio “sconto” su Irap e Ires, ma solo sull’Irpef. E non sono 3,5 miliardi ma solo tre. Anzi non proprio, perchè è quasi sera e le “fonti” dicono che il Consiglio dei ministri le “coperture”, cioè i soldi per rinviare in parte il pagamento di Irap e Ires li sta ancora cercando. Quelli per l’Irpef invece ci sono ma “non è chiaro” il meccanismo, cioè chi e quanto paga di meno. Le famiglie, le imprese?

Pare, ma non è sicuro, che l’acconto di novembre calerà dal 99 per cento al 79 per cento del dovuto. Si conguaglia sempre nel 2010. Ma chi gode della dilazione? I lavoratori dipendenti e/o anche le piccole imprese e/o anche le partite Iva? A ora di cena le “fonti” ancora non sanno. Le stesse “fonti”, cioè quelli che diffondono le “notizie” da Palazzo Chigi che al mattino avevano orgogliosamente comunicato: “Il Consiglio dei ministriha dato il via libera al decreto legge per la riduzione degli acconti Ires, Irap e Irpef”. Ovviamente “per lasciare più soldi nelle tasche dei cittadini”.

Lasciarceli ma per qualche mese, non di più.

Più che una vera e propria  riduzione, si prevede una “sospensione” dei pagamenti, che saranno recuperati nel 2010: i contribuenti restituiranno al saldo di giugno e luglio la minore imposta versata a novembre.

Le imprese avrebbero dovuto pagare entro il 30 novembre il 60% dell’imposta, dopo aver versato a luglio il 40%.

Chi ha già versato l’acconto si vedrà riconoscere, con ogni probabilità, un credito d’imposta da scontare sul saldo. Pare, non è sicuro. L’eccesso di zelo nella comunicazione, l’abitudine a gonfiare l’effetto annuncio hanno fatto della dilazione dell’acconto una piccola grande babele che solo la notte scioglierà in una lingua comprensibile al contribuente.

Soddisfatta solo in parte il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia: «Può essere di aiuto alla liquidità, ma sul fisco servono riforme ampie e strutturali», ha commentato a margine di un incontro con gli imprenditori del milanese ad Assago. Per la Marcegaglia, quindi,  la riduzione degli acconti è una misura insufficiente: «Mi pare si parli di due o tre miliardi di euro complessivi per tutte le imprese e i cittadini. Chiaramente su una platea così ampia, la dimensione è minima».

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Emiliano Condò