Rifiuti, illegittima l’Iva sulla Tia. 1,3 mld da restituire a 7 mln di famiglie

ROMA – I cittadini che, invece della normale Tarsu, sui rifiuti hanno pagato la Tia, in realtà hanno pagato la tassa due volte, visto che su questa è stata applicata anche l’Iva. Lo Stato rischia di dover restituire 1,3 miliardi di euro, la somma complessiva derivante dai 208 euro a famiglia delle 7 milioni di famiglie interessate dal tributo negli oltre 1200 Comuni che hanno adottato la nuova imposta. Rischia lo Stato, perché ben due sentenze, una della Corte di Cassazione e una della Corte Costituzionale, hanno stabilito l’iniquità del tributo: non si può imporre una tassa sulla tassa, il ricarico sull’imposta è illegittimo. Rischia perché non è detto che sarà agevole ottenere i rimborsi, a questo punto obbligatori, per chi facesse causa: una legge introdotta nel 2010 dal Governo Berlusconi ha trasferito i contenziosi eventuali al Giudice ordinario dal Giudice tributario: uno vero stratagemma, all’atto pratico significa  che il rimborso se ne andrà tutto in bolli solo per istituire la pratica.

Ma come è stata possibile una svista del genere? Bisogna capire la “natura” di Tarsu e Tia. Se essa è considerata una tariffa vera e propria, a fronte di un servizio misurabile, come l’acqua o il gas, ad essa è applicabile la maggiorazione Iva. Quando invece il servizio è “indivisibile”, come il tributo sulla raccolta dei rifiuti, l’imposta funziona da tributo e non da tariffa: ergo, non si può tassare due volte lo stesso servizio, è illegittimo imporre la tassa sulla tassa. Considerare il calcolo della tassa sui rifiuti a misura di ognuno è impossibile e artificioso, al massimo si possono prevede parametri numerici sulla composizione familiare e sul valore catastale, ma è non è possibile misurare la quantità di rifiuti effettivamente prodotta (come si vede nella foto i Comuni pensavano, a torto, il contrario). Il fatto è, che molti Comuni, i 1256 che l’hanno utilizzata, hanno preferito accantonare il tributo Tarsu e adottare la “tariffa” Tia (tariffa che abbiamo visto non è tale) perché il tributo entra nel Patto di Stabilità interno, la tariffa no. Ora, questo ha consentito una maggiore libertà d’azione ai sindaci, visto che il Patto imponeva ed impone severe regole di bilancio e la conseguente destinazione di ogni entrata all’adempimento degli obblighi di risanamento.

Il Governo Monti assicura che il problema non si porrà più: dal 2013 Tarsu e Tia spariranno, al loro posto ci sarà solo la Tares, a tutti gli effetti una tassa. E che tassa: niente problemi di tassa sulla tassa, visto che il tributo è già ampiamente maggiorato di suo. Nel frattempo, come le aziende che stentano a trovare soddisfazione rispetto ai crediti contratti con la Pubblica Amministrazione, anche le famiglie prima di ottenere ciò che è stato loro illegittimamente sottratto dovranno aspettare le calende greche: se ti tivolgi ai municipi questi ti dicon che erano semplici esattori, se ti tivolgi alla Agenzia delle Entrate questa non ti risponde proprio.

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Warsamé Dini Casali