Roma, impennata delle tariffe dei taxi: +54% nei primi 5 km. Stop dell’Antitrust: “Viola la concorrenza”

L’Antitrust ha bloccato l’impennata delle tariffe dei taxi a Roma: dopo l’annuncio dell’immediato aumento, quella che è considerata una vera e propria “lobby” nella capitale (tanto da essere in grado di determinare gli esiti elettorali). Perché l’Antitrust ha bocciato questo incremento dei prezzi? La Commissione tecnica del Comune doveva giudicare sulla congruità dei rincari e aveva dato parere favorevole: aumentando il numero delle licenze, è stato il parere della commissione, è lecito che i tassisti possano aumentare anche le tariffe. Sbagliato, ha invece replicato l’Antitrust: “Questo meccanismo viola i principi della concorrenza”.

D’altronde è uno dei principi cardine del libero mercato: con l’aumentare della concorrenza al limite le tariffe dovrebbero diminuire. Per l’Antitrust, infatti, ”il criterio stabilito dalla Giunta capitolina avrebbe dovuto invece essere interpretato, al contrario, nel senso di suggerire riduzioni delle tariffe massime a seguito di aumenti dell’offerta, secondo una normale logica di mercato. Il sistema adottato favorisce il mantenimento delle rendite di posizione, in contrasto con i principi più volte richiamati dall’Antitrust, finalizzati a una migliore organizzazione del servizio e a dinamiche virtuose in termini di prezzo nell’interesse dei consumatori”.

Secondo l’Antitrust ”vengono così vanificati altri aspetti positivi della riforma tariffaria stabilita dal Comune, a partire dall’espressa definizione delle tariffe come ‘tariffe massime’, che lascia liberi i conducenti di applicare tariffe inferiori, senza dovere richiedere l’autorizzazione al Comune”.

Ma a quanto ammontano questi aumenti? Nei primi cinque chilometri di corsa il rincaro è stato definito “mostruoso” da Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera (+54%). Ecco nel dettaglio, come ha spiegato Susanna Novelli sul Tempo, il caro-tariffe sui taxi romani: “il costo di percorrenza dei primi 5 km passerà da 0,92 a 1,42 euro (+ 54%), per poi andare a scendere dagli attuali 1,52 a 0,98 euro (- 35%), tra il trentacinquesimo e il quarantacinquesimo chilometro. Aumenta di cinque euro la tariffa fissa da e per gli aeroporti: 45 euro da e per Fiumicino e 35 euro da e per Ciampino. Viene poi introdotta la tariffa fissa da e per Civitavecchia a 120 euro”.

Eppure, spiega Cazzullo, non tutti i tassisti sono contenti: “Temono, o hanno verificato, di lavorare meno. Preferirebbero lavorare di più e guadagnare di più”.

Dei tassisti, aggiunge il giornalista del Corriere, “si parla molto anche perché hanno un peso particolare pure in politica, per due motivi: possono bloccare una città, com’è accaduto non solo a Roma ma anche a Parigi; e sono rimasti— in una società parcellizzata come la nostra e in un tempo segnato dalla comunicazione a distanza — una delle ultime figure professionali a contatto con la gente, capace talora di veicolare un’opinione, un orientamento, il giudizio su un personaggio (quanto hanno giovato i tassisti milanesi a Formentini, e quanto i loro colleghi romani hanno danneggiato Rutelli?). Questo peso politico viene usato, talora con spregiudicatezza, da una categoria che legittimamente si difende da una proletarizzazione che all’estero è ormai avvenuta”.

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Marco Benedetto