«Il debito di Telecom – prosegue Colaninno – all’epoca, era largamente inferiore a quello dei competitori europei ed era perfettamente sostenibile dalla cassa generata dal gruppo». Il presidente di Alitalia lascia poi parlare «i fatti: mi limito a ricordare – scrive – che nel 2001 fui costretto a lasciare un’azienda totalmente diversa da come l’avevo trovata. In soli due anni era diventata un vero player internazionale, in virtù di una strategia di espansione sui mercati più promettenti del pianeta».
Colaninno nega poi «appoggi»da parte del governo di allora: «Nessuno – spiega – chiese sponsorizzazioni politiche o istituzionali. Non fanno parte della mia etica, sarebbero state contrarie alle regole del diritto nonché un’evidente contraddizione rispetto alla logica esclusivamente di mercato che caratterizzò l’operazione». E ribadisce, «per l’ennesima volta», di non aver «mai posseduto azioni di qualsivoglia società lussemburghese».