Tesoro Usa: Geithner, “Le banche sono una lobby, ma le regole le fanno i governi”

Timothy Geithner

«Le regole non le fanno le banche, le fanno i governi», questo ha affermato  Timothy Geithner, segretario al Tesoro americano, che ha definito  «lobby» la resistenza delle banche al governo globale dell’economia e della finanza. «È legittimo cercare di essere informati – ha detto – e di influenzare un processo. È’ vero, possono esserci dei rischi per l’innovazione finanziaria e dunque le banche parlano di problemi di efficienza nell’allocazione delle risorse e di problemi per la crescita. Ma la questione più importante anche per loro –  ha  sottolineato – è un’altra: se non si raggiunge e non si garantisce una stabilità di base, diventerà più  difficile allocare capitali sul mercato. Questo processo dunque è nel loro interesse».

A proposito del Financial stability board , Geithner ha spiegato i motivi per cui diventerà  il quarto pilastro di Bretton Woods: in questo modo ministri finanziari, banche centrali, supervisori, contabili e istituzioni multilaterali convergono su un unico riferimento di controllo. Completa un quadro -ha aggiunto- e deve farlo al più presto con riforme finanziarie, regole, limitazioni ed incentivi.

Il segretario del Tesoro vede ancora rischi in agguato: «Il più pericoloso? Che la gente si senta tranquilla troppo presto». Geithner  ha difeso anche la strategia Usa, una «strategia di necessità. Davanti alla crisi – ha osservato – non c’era molto altro da fare se non agire». E ha dichiarato: «Siamo per un dollaro forte. Questo ci porta delle responsabilità dirette. Dobbiamo essere molto attenti nel sostenere la fiducia e la Fed nel difendere la stabilità  dei prezzi».

Del resto, ha insistito  il segretario al Tesoro, «il nostro primo dovere è di dare ai nostri cittadini certe garanzie, poi dobbiamo esercitare un’influenza internazionale: dobbiamo portare sul tavolo delle idee nuove attorno alle quali creare consenso, infine dobbiamo tornare alla nostra strategia di base: l’abbiamo espressa per 60 anni quando abbiamo impostato un sistema multilaterale con degli standard comuni». Insomma, non si parla di un ruolo minore per gli Stati Uniti, anche lasciando la presa sul Fondo monetario: «Abbiamo circa il 18 per cento del capitale. Questo vuol dire – ha concluso Geithner – che non sarà poi molto difficile per dei paesi organizzare una coalizione per superare quella percentuale».

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Guido