Cosa accomuna Jiang Ruming, marketing manager di Shangai, Jessy Wijzenbeek-Voet, pensionato olandese e David Chu, quadro esecutivo di San Francisco? Il loro mezzo di trasporto: i tre uomini attraversano le rispettive città dopo aver inforcato una bicicletta elettrica.
Questi tre esempi sono la simbolica punta dell’iceberg di un fenomeno in costante espansione. Qualche dato: l’industria dell’auto di Detroit starebbe per introdurre la produzione di bici elettriche negli Stati Uniti. Un esercito di impiegati e lavoratori è già in sella al nuovo trend: pony-express newyorchesi, postini tedeschi e tanti semplici pendolari dal Canada al Giappone. I soldati di una piccola rivoluzione nelle abitudini di trasporto.
Il fenomeno è recentissimo. Questo, nonostante lo spirito apparentemente ecologista, è iniziato nel paese che è il secondo più grande inquinatore del pianeta, la Cina (superata solo dagli Stati Uniti). In queste strade rumoreggiano, secondo le stime, qualcosa come 120 milioni di biciclette elettriche. Queste stanno rimpiazzando le biciclette tradizionali ad un ritmo veloce. In molti casi permettono alle persone di procrastinare il passaggio alla macchina.
L’industria fiorente delle biciclette elettriche cinesi sta rapidamente spronando i consumi anche all’estero. Vendite impressionanti sono effettuate anche in India, Europa e negli Stati Uniti. La Cina esporta molteplici biciclette, ma le industrie occidentali reagiscono anch’esse, cominciando a produrre propri modelli. Da un giro di affari vicino allo zero, dieci anni, si è passati oggi ad un’industria che vale 11 miliardi di dollari. L’affare è una manna per i produttori per diverse ragioni. Primo il costo elevato di un esemplare, tra i 1000 e i 300 dollari. Secondo per la manutenzione. La bicicletta elettrica richiede un costante ricambio di parti.
Lo scorso anno, nei Paesi Bassi, un terzo dei soldi spesi in biciclette è andato nel mercato del modelli elettrici. Esperti industriali predicono simili tassi di crescita, altrove e specialmente in Germania, Francia e Italia, paesi dove un crescente interesse per il ciclismo coincide con l’invecchiamento della popolazione.
Il dato forse più interessante del fenomeno è che questo non è accompagnato o prodotto da una nuova sensibilità ecologica. In Cina, dove l’utilizzo è più massiccio, si tratta semplicemente del metodo realistico per ovviare ai problemi di traffico. D’altronde, se è vero che le biciclette elettriche emettono meno gas dannosi che le macchine, d’altro canto esse funzionano con batterie al piombo che più volte devono essere cambiate. In aeree, come la Cina, dove i programmi di riciclo non sono esattamente rigorosi, vi è un altro rischio per una contaminazione ambientale.