“Questa non è una finanziaria qualsiasi. Dobbiamo gestirla tutti insieme”. Comincia con un vero e proprio appello il discorso del ministro dell’Economia Giulio Tremonti durante il primo incontro a Palazzo Chigi, con gli Enti Locali e le Regioni, che apre il confronto formale sulla manovra che proseguirà con le parti sociali. Peccato che l’appello alla concordia e all’unità d’intenti giunga nelle stesse ore in cui le borse europee sono di nuovo crollate e l’euro è sceso ancora dopo una tregua di due giorni, raggiungendo il minimo storico nei confronti della divisa giapponese. Sono quindi i mercati a non credere alle misure dei governi europei allestite in pompa magna per ridurre i deficit.
Il ministro ha confermato che la manovra sarà da 24 miliardi di euro in due anni. “Ovviamente – ha aggiunto Tremonti – le misure sono strutturali e quindi il secondo anno l’intervento complessivo varrà il doppio. Ci sarà poi un forte contrasto all’evasione fiscale il cui gettito fiscale effettivo però dovrà essere verificato nei prossimi anni”.
Nell’illustrare i provvedimenti Tremonti è partito dalle pensioni di invalidità che “sono cresciute da 6 a 16 miliardi”. Ora, ha spiegato il ministro “il governo con la manovra intende tornare ai criteri rigorosi del 1988”. Cinghia stretta anche per i dipendenti pubblici che “avranno il congelamento triennale generale delle retribuzioni”.
“Il governo – ha aggiunto poi il ministro – sta lavorando con le Regioni a costi standard per la sanità”. Nel corso dell’incontro Tremonti ha fatto riferimento al fatto che il continente produce più debito che ricchezza e che la manovra riduce il perimetro dell’area pubblica. Un accenno, poi, anche alle pensioni: per il ministro con la messa a regime il sistema previdenziale italiano è il più solido d’Europa.
Tremonti ha poi aggiunto che gli interventi della manovra non prevedono “tagli lineari” ai ministeri e si rispetterà l’autonomia prevista per i diversi organi costituzionali, regioni comprese. Spiegando che le riduzioni per i singoli ministeri saranno in maniera percentuale e la decisione su dove intervenire spetterà poi ai singoli ministeri il ministro ha poi fatto un riferimento esplicito all’articolo 121 della Costituzione che indica gli organi dotati di autonomia costituzionale, tra cui le Regioni. Anche loro dovranno al loro interno individuare come intervenire nell’autonomia data.
“Attenti ai conti pubblici, altrimenti l’Europa potrebbe ridurre e azzerare i contributi” ha quindi aggiunto Tremonti spiegando alle Regioni i rischi che potrebbero derivare all’aggiornamento del patto di Stabilità, rischi che potrebbero impattare proprio sulle regioni che dei contributi europei sono spesso beneficiari. Il patto di stabilità – ha spiegato il ministro durante l’incontro sulla manovra con gli enti territoriali – verrà modificato e reso più rigido. Si sta andando verso un processo di ridefinizione del calcolo dei contributi europei che possono essere ridotti a chi sarà in deficit eccessivo. In pratica il Paese che è in deficit eccessivo non riceverà i contributi e poiché siamo il terzo Paese a ricevere questi interventi dovremo essere molto attenti e intervenire in anticipo.