Ci vediamo da Tremonti, per parlare di tasse. C’รจ mezzo governo al primo appuntamento e ci sono le “parti sociali”, sindacati e Confindustria ma non solo. Comincia e durerร un mese la consultazione-riflessione. Un mese e poi quel che ne vien fuori dovrebbe essere portato in Consiglio dei ministri per farne almeno un progetto se non proprio una legge. Cosa c’รจ dunque nella cartella di Tremonti? Primi e pure soli per ora i “numeri”, quelli che secondo Tremonti dettano legge alla politica e non viceversa. Sembra ovvio ma giร questo sarร difficile da far digerire a ministri, “parti sociali” e pure opinione pubblica che sono stati educati e si sono abituati a pensare il contrario. I numeri dicono che le tasse si possono abbassare per tutti solo se nei prossimi anni il Pil nazionale cresce a un ritmo almeno superiore al due per cento (oggi รจ la metร ) e solo se la spesa pubblica corrente, non quella per investimenti, si ferma o arretra, cosa che oggi non succede.
Oltre ai numeri ci sono perรฒ anche le intenzioni. Tutte o quasi buone, tutte o quasi costose. La prima intenzione, difficile da realizzare ma l’unica forse a non costare quasi nulla, รจ la “semplificazione”. Tasse chiare e facili almeno, si puรฒ fare. Sono state censite circa 250 esenzioni e regimi fiscali. Troppi e buoni solo per la burocrazia o per naviganti esperti, troppo esperti, nel mare del fisco. Si puรฒ fare e, se si facesse, sarebbe un sollievo, di testa anche se non di tasca per il contribuente.
Poi arrivano le “intenzioni” a costo tutt’altro che zero. Il primo รจ il “quoziente familiare”. Significa che se in una famiglia entra un reddito o anche due questi non vengono tassati con l’aliquota standard che si applica al reddito di chi vive da solo. Si applica un demoltiplicatore per cui la famiglia paga di meno. Perchรจ le famiglie se ne accorgano, perchรจ lo sgravio sia avvertibile su redditi e consumi ci vogliono tra i dieci e i dodici miliardi. Dieci o dodici miliardi in meno per il fisco e in piรน per i bilanci familiari.
La seconda “intenzione” รจ, anzi sarebbe, quella di Berlusconi del “patto con gli italiani”: due sole aliquote Irpef, 23 per cento fino a 100mila euro di reddito e 33 per cento sopra i centomila. Costa piรน di venti miliardi. variante di questa “intenzione” รจ quella dei sindacati: ridurre l’aliquota Irpef che oggi รจ del 23 per cento al 20 per cento e ridurrer al 36 per cento quella che oggi รจ al 38 per cento. Non costa venti miliardi ma almeno quindici sรฌ.
Altra intenzione, questa di Confindustria รจ abbassare o eliminare l’Irap. Intenzione con molti padri ma di nessuna paternitร certa รจ quella di aumentare la tassazione indiretta, quella sui consumi, sulle “cose”, in parallelo alla diminuzione delle tasse sul reddito. I commercianti non si fidano e comunque significa Iva, quell’Iva che รจ la culla e la fabbrica dell’evasione fiscale in Italia.
Poi c’รจ l’intenzione, cara alla sinistra, di tassare la rendita finanziaria piรน di quanto non sia oggi tassata, cioรจ al 12,5 per cento. Se si fa, si deve fare escludendo i titoli di Stato. Il rischio dunque รจ di un gettito relativamente scarso.
Gira e rigira si torna al punto di partenza: quei cento miliardi di tasse che mancano perchรจ l’evasione di massa se li tiene in tasca. O si recupera, in fretta e in pianta stabile, almeno un venti per cento dell’evasione fiscale o non si puรฒ fare nulla che cambi davvero i numeri. Perรฒ non c’รจ ad arrendersi e la discussione, anche a numeri fermi, non รจ solo aria fritta. E’ assai improbabile che nei prossimi anni l’Italia possa rinunciare a quote rilevanti di gettito fiscale, insomma che le tasse complessivamente calino. Perรฒ non c’รจ nรฉ equitร , nรฉ metodo nel chi e nel come si pagano le tasse in Italia. Il lavoro e l’impresa, almeno quelli in regola e in chiaro, pagano troppo. La rendita finanziaria paga poco, il patrimonio accumulato pochissimo, l’intermediazione e il lavoro autonomo pagano sรฌ, ma non pagano tutti. Aggiustare si puรฒ, anche senza raccontare la favola di meno tasse per tutti. Ma serve anche che lo Stato, centrale o federale che sia, spenda meno. Oggi la spesa pubblica รจ di circa 770 miliardi annui, di cui circa 250 in mano ai governi locali che spendono senza responsabilitร contabile e politica. Tremonti lo chiama “l’albero storto” del fisco. Per raddrizzarlo senza spezzarlo bisogna innaffiare, spostare, potare, tagliare. E smetterla di star tutti a tirare un ramo qua e lร pensando di poter “far legna” in eterno.
