Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti attacca le banche. Intervenuto in un convegno sulle piccole e medie imprese, il ministro ha sottolineato come gli istituti di credito siano «troppo distanti dal territorio».
A suo giudizio, infatti, il sistema economico italiano presenta un’anomalia di fondo: «In Italia il 90-95% del Pil viene da imprese con meno di quindici addetti», mentre «c’è una concentrazione del 30% del mercato in due grandi banche». Per Tremonti si tratta di un’asimmetria confermata dai numeri.
Intesa Sanpaolo, ad esempio, possiede in Italia circa 6.000 sportelli (oltre a 2.000 all’estero) sul totale dei quasi 35.000 sportelli bancari italiani, e una quota di mercato del 17% e 18% nei crediti e nei depositi con la clientela. Unicredit, invece, può contare su oltre 4.700 filiali nel nostro Paese (10.000 comprese le filiali all’estero). Terza forza è un gruppo formato da Mps, Banco Popolare e Ubi che assommano una quota di circa il 20%. I primi cinque gruppi italiani, quindi, raggiungono così complessivamente oltre il 50%.
Un quadro che, secondo il ministro, non corrisponde a quello degli altri paesi europei dove il sistema bancario rispecchia le caratteristiche del sistema delle imprese.
Per Tremonti, poi, il Governo ha tentato di mettere a disposizione delle aziende «quanto più risorse possibili». Una nota dolente, invece, secondo il ministro è quella «dei finanziamenti della Sace e dalla Cassa depositi e prestiti all’economia». Per questo occorre la collaborazione delle banche e, a riguardo, Tremonti plaude alle «piccole che stanno facendo molto bene: io credo – argomenta – che sia fondamentale un miglior rapporto con il territorio».
Dal ministro, poi, arriva anche un forte richiamo al federalismo fiscale, che «è fondamentale per una vita e un sistema più civile per tutti», anche perché l’Italia è l’unico Paese che non lo ha e «ha tutto centralizzato». Si tratta del «punto centrale», e il fatto che in Italia non ci sia è «l’elemento che caratterizza in negativo la finanza pubblica».
