Il prodotto interno italiano crescerà nel 2010 dello 0,8% a fronte di un’inflazione dell’1,4%. Lo comunica il Fondo Monetario Internazionale nel Regional Economic Outlook per l’Europa. Il rapporto deficit-pil italiano si attesterà al 5,2%, rendendo così l’Italia uno dei più virtuosi d’Europa: il deficit-pil di Eurolandia, infatti, risulterà pari al 6,8%. Quello tedesco al 5,7% e quello francese all’8,2%. Secondo il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, supportato dal ministro degli Esteri Frattini, sono da escludere manovre aggiuntive. L’Italia, se rispetterà quanto già programmato, non ha bisogno di manovre-bis per ridurre ulteriormente il proprio deficit. Lo evidenzia anche Frattini che rassicura sul fatto che “non saranno necessarie manovre” per contribuire al fondo europeo. “Non si è trattato, non si tratta e non si tratterà di spesa, – aggiunge Frattini – ma di prestiti che non incidono in quanto tali sul deficit”. Quindi – ribadisce – “Non saranno misure che peseranno sul deficit nazionale: si tratta di garanzie, quindi di un deterrente. Non ci saranno spese supplementari: le tasche dei cittadini non saranno aggravate”.
La crescita del nostro Paese, però, sarà inferiore a quella di altre economie europee. “Il pil dell’area euro è previsto in crescita dell’1% nel 2010 e dell’1,5% nel 2011, con la Francia (+1,8%) e la Germania (+1,7%) a spingere la crescita” spiega il Fmi mentre “altre grandi economie dell’area emergeranno più lentamente dalla recessione, fra queste l’Italia. La Spagna è prevista in contrazione anche nel 2011”.
Per il Fmi “una ripresa moderata e disomogenea sta prendendo forma in Europa. La crescita nell’area è prevista rafforzarsi nel 2010-2011, anche se i tradizionali motori della ripresa saranno probabilmente più deboli del solito”. “Nel breve termine la crescita continuerà a beneficiare delle esportazioni e delle misure di stimolo fiscale. Miglioramenti nella fiducia degli investitori e dei consumatori potrebbero spingere la domanda interna. In ogni caso, con la disoccupazione prevista in aumento e con le difficoltà persistenti nel settore bancario, i consumi e gli investimenti rimarranno opachi”.
Nel medio termine, conclude il rapporto del Fmi, sono necessari ampi interventi di risanamento del debito pubblico in molti paesi europei mentre nel breve termine stabilizzare il debito pubblico non è né consigliabile né desiderabile, dato il rischio di scivolare nuovamente in recessione e la portata dei necessari aggiustamenti.
