Il fallimento della Tobin Tax, delle super super tasse su nautica e auto di lusso e, in fondo, anche dell’ aumento Iva e delle accise sui carburanti è figlio di un “paradosso fiscale” denunciato sul Corriere della Sera da Francesca Basso. Non sono molte le volte in cui il Corriere, per molti mesi rigorosamente montiano e schierato a difesa dello scempio compiuto dal Governo di Mario Monti prende una posizione così netta.
«La storia fiscale è costellata di prelievi che hanno l’effetto contrario, per cui si crea un trade off tra esigenze di cassa e riorganizzazione dei comportamenti da parte dei contribuenti per cercare di evitarli», spiega Giuseppe Marino, professore di Diritto tributario all’Università Bocconi di Milano.
C’è un concetto che si apprende non solo all’università, dove la chiamano elasticità, ma anche nella vita, dove quando si supera il punto di rottura si rischia di perdere tutto. Oltre una certa misura, il corpo non reagisce più: la domanda non solo cala, ma tende a zero.
La Tobin tax è l’esempio perfetto.
“Gettito complessivo atteso: 1,16 miliardi di euro. Nel primo mese di attività dell’imposta però si è registrato un calo del 30% delle transazioni, come riferito da Italia Oggi. In Borsa la riduzione è stata del 16% mentre sugli scambi azionari non regolamentati il crollo è stato pari al 50%. E pensare che il governo contava di fare cassa proprio con le transazioni fuori Borsa (770 milioni di euro sul gettito complessivo). Allo stato attuale gli incassi sono al di sotto delle stime per 300 milioni. E se in Europa dovesse passare la linea della Tobin tax da applicare a Bot e Btp, il costo in più per lo Stato italiano sarà tra i 150 e i 170 milioni di euro all’anno.
Prosegue Francesca Basso:
“Non è andata meglio alla tassa su tutte le imbarcazioni di lunghezza superiore ai 10 metri, possedute o detenute da soggetti residenti nel territorio italiano o da stabili organizzazioni in Italia di soggetti non residenti. Gettito stimato: 155 milioni di euro. Incasso: 25 milioni. Una débâcle. Tutti evasori? I diportisti sono scappati in massa oltre confine e hanno gettato l’ancora in Francia o in Croazia per non pagare l’odioso balzello?
C’è molto di vero in questo, come sa chi frequenti qualche porto turistico. Ma ‘è di peggio, dal punto di vista del Governo:
“L’ipotesi non convince Giuseppe Marino: «Penso che gli italiani abbiano fatto il loro dovere. Sono convinto invece che i numeri messi a budget non potessero essere oggetto di stima. È molto probabile che i 155 milioni siano stati indicati a tappo per aiutare a chiudere il bilancio dello Stato». E il motivo sta nel fatto che «fino a tutto l’anno scorso i registri nautici erano tenuti a mano nelle capitanerie di porto. L’informatizzazione di questi dati è cominciata quest’anno”.
“Vita difficile anche per il superbollo sulle auto di lusso. Dal primo gennaio 2012 è entrata in vigore un’addizionale sul bollo di 20 euro per ogni kilowatt di potenza che superi il limite di 185 kilowatt. Gettito stimato per il 2012 pari a 164,8 milioni di euro. Gli italiani si sono ingegnati. Tra gli stratagemmi trovati c’è la cancellazione dal pubblico registro automobilistico italiano e successiva reimmatricolazione in Germania con risparmio intorno al 42%. Tutto legale, niente da dire”.
“Anche l’aumento dell’Iva rischia di essere un boomerang. «L’effetto — spiega Marino — è duplice perché grava sul consumatore: nella migliore delle ipotesi rallenta i consumi, nella peggiore aumenta l’evasione». Tra gennaio e febbraio le entrate dell’Iva sono diminuite del 9,4%, cioè di oltre 1,2 miliardi, rispetto all’anno precedente. I conti non tornano”.