Turismo e donne d’impresa: Matilde Bocca Salvo di Pietraganzili, Vicepresidente del Gruppo Sina Hotels. Gentile, ma determinata e poco disposta alle chiacchiere. Nel lavoro, pur se nata bene, non si è mai sottratta ad una sana e formativa gavetta. Con l’indiscutibile grinta dell’imprenditrice, concreta e lungimirante, Matilde Bocca si è sempre distinta per il suo stile e la classe.
Che ha trasferito nel Gruppo Sina Hotels, che con un’accoglienza di lusso, offre ai suoi ospiti tutto il meglio della tradizione italiana.
Si identifica come imprenditrice e da sempre ha stimolato lo spirito associativo per AIDDA, (Associazione Donne Imprenditrici e Dirigenti d’Azienda), dove per ben 6 anni è stata presidente per il Lazio.
Suo padre, il conte Bocca, aveva cominciato nel settore conciario. Ha fondato la C.I.R. (Concerie Italiane Riunite, in seguito cedute a Carlo De Benedetti), diventando così uno dei più importanti industriali del secolo scorso. Poi ha investito nell’attività ricettiva.
Quando infatti nel 1973 suo padre decide di creare una prestigiosa collana di alberghi di lusso, sceglie Firenze, città piena d’arte e di cultura, dove acquista l’hotel Villa Medici. La figlia Matilde, che indubbiamente ha ereditato la passione del padre, proprio a Firenze, ha vissuto 5 meravigliosi anni che le sono rimasti nel cuore.
Sarà lei ad affiancare subito il padre con entusiasmo e grande impegno in questa nuova ed ambiziosa impresa. A Matilde si aggiungerà poi il fratello Bernabò. E saranno proprio loro a creare insieme un sodalizio destinato al successo della Sina Hotels. Che si concretizza in un susseguirsi di acquisti di hotel di lusso collocati e non a caso nei punti più significativi e strategici della nostra penisola.
All’Hotel Brufani di Perugia, ad esempio, amano soggiornare anche i reali d’Inghilterra. A Milano, il De la Ville è situato nella posizione privilegiata tra il Duomo e La Scala e i negozi di Via Monteleone. L’Hotel Astor, invece, si affaccia maestoso sul mare di Viareggio, in Versilia ed è famoso per le gustose specialità di pesce del suo ristorante.
“Cosa ha significato, per voi, la pandemia dal punto di vista lavorativo e personale?”
L’anno 2019 – risponde – è stato un anno boom per il turismo e c’erano tutte le premesse per proseguire e forse anche migliorare nell’anno successivo. Tornata da un viaggio di un mese in Argentina sento parlare di un virus scoperto in Cina.
E subito questo tsunami è arrivato in Italia mettendo il Paese in ginocchio sia a livello economico che psicologico.
Anche noi abbiamo chiuso tutti gli alberghi e avviato le procedure per ricorrere alla Cassa Integrazione per i nostri dipendenti. A livello personale mi sono ritrovata in campagna per 2 mesi (nel frattempo a Milano nascevano le mie 2 nipotine gemelle!) . E ho dedicato tanto tempo a passeggiate e al giardino visto che tra le poche attività aperte c’erano i vivai.
Ho avuto più tempo per condividere idee e progetti con mio marito. Una grande sorpresa è stato avere tempo per pensare a come poter reagire e presentarsi al momento della ripresa del mercato che tutti speravamo arrivasse prima.
Con mio fratello Bernabò. presidente di Sina Hotels e presidente di Federalberghi ci siamo sentiti quotidianamente per condividere progetti futuri. E analizzare i nostri punti di debolezza ccercando di investire dove ritenevamo necessario. Nel periodo del lockdown abbiamo infatti investito in migliorie in alcuni alberghi e in partnership con alcuni grossi nomi della ristorazione.
Quali sono stati i cambiamenti nella Vostra organizzazione, durante il lockdown del turismo?
Il cambiamento principale è stato il lavoro in home working che ha significato usare gli strumenti digitali per collegarsi invece della presenza. Poi ci sono stati gli adeguamenti ai protocolli di sicurezza: gel, frecce, mascherine e avvisi.
Tutto ciò scrupolosamente seguito per dare sicurezza e fiducia ai pochi clienti in hotel. A poco a poco si è pensato di ricominciare provando ad aprire alcuni alberghi. E così a Milano abbiamo riaperto il Sina The Gray, nostro boutique Hotel di 5 stelle.
Questo pensando che Milano, seppur la città più colpita dal COVID, fosse comunque una meta per chi viaggiava per motivi di lavoro. Così è stato. Diciamo che il Sina The Gray ospitando anche i clienti dell’altro nostro albergo in città è stato una sorpresa positiva.
L’intervallo estivo del 2020 ci ha caricato di tanta speranza ed è così che abbiamo riaperto gli alberghi al mare che sono andati molto bene. In autunno invece tutto si è fermato di nuovo. Oggi siamo aperti con tutte le strutture ma il mercato è profondamente cambiato.
Quali le previsioni per questa prossima stagione del turismo post Covid?
Vere previsioni sono difficili perché siamo stati scottati già due volte ed ora andiamo più cauti. Confermo che il mix di mercato così come le destinazioni sono cambiati. Soffrono le città d’arte mentre vanno bene le zone balneari, di montagna e di villeggiatura. C’è una gran voglia di uscire, di spostarsi e anche di viaggiare.
Il mercato principale al momento è quello italiano che però ha un minor potere di spesa. I prezzi comunque sono scesi per permettere alle strutture alberghiere la sopravvivenza. In quest’ultime settimane ha cominciato a muoversi un turismo straniero principalmente in auto, perché i voli sono pochi e le regole confuse.
Diversi clienti stranieri ancora ci scrivono per chiedere spiegazioni perché la legge non è loro chiara, soprattutto sul problema “quarantena”. Il business organizzato come meeting, eventi, incentivi è completamente assente e chissà quando e come riprenderà.
La nota positiva è il nostro albergo a Firenze, Sina Villa Medici. Con una joint venture con il rinomato Harry’s Bar di Firenze ha aggiunto allo storico locale sul Lungarno anche un ristorante in giardino a bordo piscina.
Il lavoro post Covid si prospetta senz’altro molto diverso così come le aspettative degli ospiti. I turisti cercano l’italianità, il servizio e un’esperienza, la clientela d’affari cerca una tecnologia avanzata.
Con la prudenza che a questo punto è doverosa, ci sentiamo di ripartire c e on la passione di sempre, già pronti per le nuove sfide che ci aspettano. Sicuri che l’italianità sarà sempre un valore aggiunto su cui poter contare e puntare per un successo che speriamo assicurato.