MILANO – Migliaia di esuberi in arrivo e un altro (sarebbe il terzo in meno di tre anni) aumento di capitale molto probabile. Per Unicredit che paga come tutte le altre banche il momento difficile dei mercati la situazione è a dir poco delicata. Scrive sul Fatto Vittorio Malagutti che il bilancio degli ultimi mesi è inquietante: “Ribasso del 56%, oltre il 40% dall’inizio di luglio”.
L’accantonamento dell’ex numero uno, Alessandro Profumo, non è videntemente bastato a risolvere i problemi. Così, nel vertice previsto per venerdì 9 settembre, è facile immaginare un alto livello di tensione. Ci sarà, come previsto da analizzare il piano industriale, ma è impensabile non ipotizzare discussioni sull’attuale stato di salute della banca.
I problemi, in ogni caso, non riguardano solo il management. Malagutti cita “indiscrezioni” relative a pesanti tagli di personale (Unicredit ha 160 mila dipendenti di cui 60 mila in Italia) e probabili esternalizzazioni di servizi. Ovvero appalti a società esterne. I sindacati sono già sul chi vive. Probabile che da qui a qualche mese sarà scontro aperto.
