Il neo amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, ha visto i sindacati sul piano da 4.700 tagli ereditato dalla gestione di Alessandro Profumo. Ora però deve risolvere in tempi stretti i nodi sulla governance.
L’uomo dell’Est, così come è stato ribattezzato per aver seguito a lungo le attività del gruppo nel Centro ed Est Europa, non può rimandare troppo in là la decisione. Due i motivi: da una parte l’attenzione sulle sue prime mosse da parte degli azionisti con il cda che l’ha votato all’unanimità e, dall’altra, il pressing di Bankitalia, che rimane vigile su ruoli e deleghe.
Ghizzoni, prima di volare venerdì a Washington per il consueto vertice dell’Fmi, sarà ricevuto insieme al presidente, Dieter Rampl, proprio a Palazzo Koch. Sul tavolo, oltre al governance, anche il peso nell’azionariato dei libici della Lia e della Central Bank of Lybia, soci distinti almeno sulla carta ma su cui il faro della Vigilanza resta acceso. Quanto ai nuovi assetti di vertice Ghizzoni sta valutando se creare una figura di direttore generale o due.
La scelta, sostengono fonti finanziarie, sarà comunque interna e riguarderà i tre attuali vice Ceo: Paolo Fiorentino (Gbs strategic business), Sergio Ermotti (Corporate e Investment banking), Roberto Nicastro (retail). Quest’ultimo sembra essere in vantaggio rispetto ai colleghi, dopo essere stato a lungo, nelle ultime settimane, anche accreditato come ad. Al momento, tuttavia, non risultano ne’ convocati comitati interni ne’ un eventuale Cda per sancire la nomina o le nomine.
Tutti appuntamenti che potrebbero, comunque, tenersi la prossima settimana quando Ghizzoni rientrerà dagli Stati Uniti lunedì sera o al più tardi martedì mattina. Riguardo poi alle trattative sugli esuberi (4.100 nuovi e 600 che non sono riusciti a entrare il primo luglio scorso nel fondo di solidarietà volontario di settore) i sindacati giudicano positivamente la decisione del successore di Profumo di affrontare da subito la questione. Tuttavia il segretario nazionale della Fabi, Mauro Morelli chiede ”un impegno contrattuale dalla banca per far si’ che per tutta la durata del nuovo piano industriale 2011-13 non ci siano piu’ richieste di tagli al personale”.
