Le considerazioni del giornale di Monaco, che mette nel mirino l’amministratore delegato definendo ”un disturbo cronico” le tensioni fra Rampl e Profumo ha fatto scalpore anche negli ambienti politici in Italia, non solo quelli della Lega che da tempo è all’attacco reclamando spazi nel mondo del credito e nella banca di Piazza Cordusio.
Il quotidiano tedesco che titolava l’articolo “Mister Arrogance è tornato” (riferendosi e Profumo) ha, partendo dalla vicenda Libia, insistito molto sui contrasti al vertice parlando di crescente pressione sull’ad. E in giornata sono tornate a circolare le voci di un possibile passo indietro di Profumo, insieme al tam tam sui nomi dei possibili successori da Gianpiero Auletta Armenise (già alla guida di Ubi Banca) a Matteo Arpe, ex numero uno di Capitalia ora a Banca Profilo.
Tuttavia la tensione tra i soci e l’amministratore delegato dell’istituto non è cosa nuova e un malessere è presente ormai da tempo. A risvegliare il malumore dei grandi azionisti di Unicredit, a partire dalle fondazioni, è stato ai primi di agosto il rafforzamento del capitale nella banca della libica Lia e poi, nei giorni scorsi, l’ulteriore passo in avanti del fondo sovrano di Tripoli che ha portato la partecipazione complessiva del paese nordafricano oltre il 7,5%. Mosse di cui il presidente Rampl non era stato informato preventivamente, mentre Profumo si è difeso dicendo di non aver sollecitato la crescita dei libici.
Quale sarà poi l’evoluzione delle tensioni, al momento non è facile prevedere. Le stesse fonti ricordano infatti che in passato si è arrivati a una ricucitura nei rapporti tra management e soci e tra lo stesso Profumo e il presidente Dieter Rampl. Il primo appuntamento in agenda per un confronto resta dunque fissato per giovedi’ ma i contatti, ai piani alti del gruppo e della politica, sono tuttora in corso.