
Non c’è stata nessuna ”cacciata” di Alessandro Profumo per il presidente di Unicredit Dieter Rampl. Parla al Corriere della Sera e spiega che la politica “non c’entra”, ma è stata una decisione del consiglio di amministrazione ”per la banca”.
”Non è stato facile arrivare alla separazione. Ma era necessario un cambiamento di leadership”. Poi ricorda il lavoro di Profumo come amministratore delegato: ”Ha reso grande questa banca. Se siamo un istituto internazionale, paneuropeo, lo dobbiamo al suo grande lavoro” ma ”nel corso del tempo si sono accumulate distanze che non erano più sanabili”.
Se tutto è sembrato precipitare in pochi giorni, spiega, è perché una decisione rapida doveva ”ridurre il danno che la febbrile circolazione di voci e indiscrezioni stava causando all’azienda e alle persone che ci lavorano”.
Anche la mancanza del nome del successore è dovuta alle ”troppe illazioni” circolate. Unicredit, rassicura, non resterà senza amministratore delegato a lungo: ”Questione di settimane al massimo”. Per la scelta del candidato lo ”screening sarà condotto su figure scelte all’interno, ma anche all’esterno del gruppo”.
Rampl respinge anche le accuse dell’influenza del sistema politico nelle scelte del Consiglio: ”Un conto sono le parole, un altro influire sulle scelte. Il nostro board è uno dei consigli dallo standing più elevato in Italia e in Europa. Sbaglia chi pensa che la politica possa determinarne le scelte”. Al ministro Tremonti, prosegue, ”sono pronto a chiarire ogni cosa”.
”Fantasiose” invece le ricostruzioni che sono circolate sulla vicenda, compresa quella della fusione tra Mediobanca e Generali: ”Non ne ho riscontro”, afferma, anzi ”la partecipazione in Mediobanca e’ strategica, non la venderemo”. Anche la Libia ”come investitore non è mai stata un problema. Semmai le modalità di ingresso di nuovi soci hanno aperto riflessioni importanti”.
”E’ stato nell’aprile del 2009 che, incontrando Profumo e me, il governatore della Banca Centrale della Libia, Farhat Omar Bengdara, ha manifestato un ‘interesse generale’ nell’Unicredit. La Banca di Tripoli aveva già sottoscritto i cashes e acquistato titoli sul mercato. Con Alessandro ne abbiamo parlato in seguito, io ho espresso qualche contrarietà sull’eventuale superamento della soglia del 5%. Ma poi non ho più saputo nulla e non avevo la minima di idea che il fondo sovrano stesse comprando”.
