WASHINGTON, STATI UNITI – Non più tardi di due settimane fa il finanziere megamiliardario Warren Buffett, amministratore delegato della Berkshire Hathaway e secondo Forbes la terza persona più ricca del mondo, ha sollecitato i parlamentari di Washington ad aumentare le tasse per i super-ricchi come mezzo per ridurre il deficit di bilancio nazionale. Ma sembra che Buffett predichi bene e razzoli male.
La sua Berkshire Hathaway, per importanza ottava azienda del mondo, ha ammesso che deve ancora versare al fisco tasse dovute dal 2002 al 2004 e dal 2005 al 2009, a quanto rivela il New York Post. L’azienda ha assicurato che ”risolverà tutte le questioni poste dal fisco entro l’anno prossimo”.
Il Post, oltre a fustigare le grandi aziende perchè non pagano le loro tasse nei modi e nei tempi prescritti, critica aspramente Buffett per aver, nonostante la sua posizone col fisco, proposto di aumentare le tasse ai super-ricchi, e di aver pagato nel 2010 solo il 17 per cento dei suoi redditi. Secondo il giornale, poichè i redditi di Buffett provengono da dividendi e guadagni in conto capitale, ”le tasse dovute al fisco si aggirano intorno al 40 per cento dei suoi redditi”.
Il Post ritiene che la Berkshire Hathaway versa al fisco il tasso marginale del 35 per cento, sebbene secondo Forbes in realtà non versa più del 29 per cento. Il fatto è che generalmente a causa di una varietà di scappatoie e di detrazioni molte corporazioni americane il tasso marginale non lo pagano. Secondo il New York Times oltre un quarto delle corporazioni comprese nella lista borsistica S&P 500 negli ultimi cinque anni hanno pagato tasse inferiori al 20 per cento.
Ma non sono solo le corporazioni ad essere legalmente in grado di non pagare il dovuto al fisco. Secondo i dati dell’Internal Revenue Service, il fisco federale, circa 1.400 milionari non hanno affatto pagato tasse nel 2009.