Usa, crisi. Pannolini razionati per i bambini americani

NEW YORK, STATI UNITI -Alan Greenspan, l’ex-presidente della Federal Reserve Bank, soleva dire che se calano le vendite di mutande per uomo, occorre cominciare a preoccuparsi dello stato dell’economia. Ora che l’economia americana è in sato comatoso, con un tasso di disoccupazione del 9,1 per cento e il diffuso timore che le cose andranno peggio prima di migliorare, non solo sono calate le vendite di mutande per uomo, ma anche quelle dei pannolini per bambini, a quanto riferisce il quotidiano newyorchese Daily News.

L’azienda di ricerche di mercato Symphony IRI ha rilevato che le vendite di pannolini usa e getta sono calate del 9 per cento dall’agosto 2010 all’agosto di quest’anno. Allo stesso tempo sono aumentate del 2,8 per cento le vendite di creme e unguenti infantili, nonostante che nel periodo preso in esame sono diminuite le nascite.

Insomma, la crisi economica americana coinvolge anche i sederini dei bimbi, e quello che il Daily News chiama ”l’indice dei pannolini” ha accertato che le mamme hanno speso per l’acquisto di pannolini il 9 per cento meno rispetto ad un anno fa.

Secondo la AD AGE un’altra azienda di ricerche di mercato, data la necessità di risparmiare sul bilancio famigliare una spiegazone per il calo delle vendite dei pannolini è che le mamme li cambiano meno frequentemente di quanto non farebbero normalmente. Sempre per risparmiare, le mamme cominciano prima con la formazione vasino, in maniera che i bimbi possano fare a meno prima dei pannolini.

L’aumento delle vendite di creme e unguenti è spiegato dal fatto che indossando più a lungo i pannolini i bambini sviluppano con maggiore frequenza irritazioni ed eritemi.

In circostanze normali, ovvero quando non c’è crisi economica, le famiglie americane non badano a spese quando si tratta di pannolini: secondo le statistiche ogni bimbo ne usa 6,3 al giorno, il che costa 1.500 dollari l’anno. Più parsimoniosi in questo tipo di spesa sono la Germania (5,06), la Francia (5,15), la Russia (3,84). Superano invece gli americani il Giappone (6,45) e l’India (9,03).

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lgermini