Durante gli ultimi tre anni, quasi 5 milioni di lavoratori americani sono, a tutti gli effetti pratici, scomparsi.
Non è che la polizia o l’Fbi li sta cercando, perchè sanno benissimo dove si trovano. Ma si tratta di un vasto gruppo di disoccupati che dopo aver cercato inutilmente per anni un nuovo lavoro nelle spire della recessione hanno semplicemente smesso di cercare. In tal modo, non sono più conteggiati tra i 14,5 milioni di americani (il 9 per cento) ufficialmente considerati senza lavoro alla fine dell’anno scorso, secondo le stime del ministero del Lavoro.
In effetti, quando il governo venerdi scorso ha reso noto il quadro del mercato del lavoro nel mese di gennaio questi lavoratori scomparsi – più numerosi della popolazione di Los Angeles – non sono sati neanche conteggiati. Sono diventati invisibili.
Negli scorsi mesi l’economia americana si è rafforzata, le assunzioni nel settore privato sono ricominciate e il prodotto nazionale lordo è cresciuto. Secondo l’Economist, l’attuale stagione dei profitti ”si avvia a diventare una delle migliori mai verificatesi”.
Alla luce di questi fatti, ci si potrebbe aspettare che i disoccupati scoraggiati dall’impossibilità di trovare un nuovo lavoro potrebbero riprendere la loro ricerca. Ma non è così. Nonostante tutto, il gruppo di americani che ha smesso di cercare un lavoro sta diventando sempre più grande.
A gennaio la percentuale di americani impiegati o in cerca di lavoro è scesa al 64,2 per cento, un dato che l’economista Hedi Shierholz definisce ”uno sbalorditivo nuovo ribasso nella recessione”. E aggiunge: ”I posti di lavoro sono aumentati ogni mese nell’anno scorso, e sarebbe verosimile aspettarsi un aumento della forza lavoro. Ma non solo questo non sta succedendo, si sta andando invece nella direzione opposta. Non c’è mai stato un gruppo di lavoratori dispersi così grande. E non ho idea di quando si rifaranno vivi”.
Gli economisti sono ossessionati dal problema di questi lavoratori dispersi e dall’effetto che un loro eventuale ritorno potrebbe avere sul mercato del lavoro. ”Il problema che gli economisti nel settore del lavoro hanno capito da parecchio tempo è che le stime sul tasso di disoccupazione nazionale sono piene di buchi”, dice Till Marco von Watcher, economista alla Columbia University di New York specializzato sugli effetti prodotti da disoccupazione prolungata. ”La domanda che dobbiamo porci – prosegue – è quanta gente in realtà è senza lavoro”.
Un gruppo di lavoratori dispersi di queste proporzioni – e con le sue capacità – è senza precedenti. I lavoratori scoraggiati della Grande Recessione sono in gran parte qualificati. Vogliono lavorare. Ma il mercato del lavoro è stato troppo debole, troppo a lungo. Dice von Watcher: ”Ci troviamo in una situazione sconosciuta, e ci dobbiamo chiedere se, quando il mercato del lavoro riprenderà a pieno ritmo, i dispersi torneranno o no”.