Outsourcing. Gli imprenditori indiani entrano nel mercato del lavoro Usa

La crisi economica sta determinando uno scambio di ruoli. Gli imprenditori indiani stanno entrando nel mercato del lavoro degli Stati Uniti perchè l’alto tasso di disoccupazione ha ribassato i salari di servizi outsourcing, specialmente tra la popolazione ispanica.

Ed allo stesso tempo i salari dei servizi outsourcing indiani sono saliti del 10 per cento e certi manager outsourcing basati in India percepiscono salari più alti delle medie globali.

Per questo, pochi giorni fa, Pramod Bhasin, numero uno di Genpact, la più grande società indiana di outsourcing, in un intervista al Financial Times ha detto di voler spostare i posti di lavoro negli Stati Uniti.

Nei prossimi due anni, il manager indiano, assumerà in America 5 mila nuovi callcenteristi. Non è il solo ad aver preso questa strada. Sresh Vaswani, della società tecnologica indiana Wipro Technologies, gli ha subito fatto eco dicendo che già nei prossimi due anni più della metà dei suoi lavoratori sarà impiegato fuori dai confini dell’India, e possibilmente negli Usa.

Intanto ieri l’Ocse ha lanciato un nuovo allarme sull’occupazione. Secondo l’organizzazione parigina, per riportare il mercato occupazionale dei Paesi industrializzati ai livelli precedenti alla crisi servono 15 milioni di posti di lavoro, entro il 2011. In alcuni Paesi, ha sottolineato l’Ocse, stanno crescendo i timori su una ripresa «senza lavoro» e su una disoccupazione che diventi «strutturale nel lungo periodo».

A questo punto una soluzione potrebbe arrivare proprio dalle economie emergenti, tanto più che gli indiani all’assalto del mercato del lavoro Usa hanno spacciato la loro avanzata come una sorta di «aiuto allo sviluppo» all’America.

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lgermini