Vertice Ue: fondo “redenzione” di Monti. Aiuti anti-spread a chi sta in regola

ROMA – E’ un fondo “redenzione”, un paracadute contro i rovesci dello spread che si apra solo per i paesi che fanno i compiti e tengono i conti in ordine, quello che chiederà Monti al vertice, l’unico pertugio attraverso il quale insinuare qualche dubbio, qualche crepa nel muro opposto da Angela Merkel. Monti l’ha spiegato bene anche al Parlamento, al quale chiede di fare squadra con il Governo nella missione più difficile del suo mandato. Proporrà di “usare i firewall (gli scudi ndr.) Efsf e Esm, per evitare divaricazioni eccessive degli spread degli Stati che sono in regola con la disciplina di bilancio: l’Italia chiede un meccanismo che si applichi a chi ha rispettato le regole”.

Cioè a noi, visto che nonostante l’altissimo debito pubblico (ma compensato da basso debito privato) la correzione dei saldi dall’ultima manovra targata Tremonti alle successive di Monti hanno prodotto un impatto senza precedenti sulla finanza pubblica. Sforzi e risultati che rischiano di essere vanificati dalle persistenti tensioni dei mercati e dall’aggressione al debito sovrano. Con la riforma delle pensioni, del mercato del lavoro, la spending review, il taglio alla spesa pubblica, sono le credenziali della nostra “redenzione”. La sfida di Monti, tuttavia, appare improba, le dichiarazioni in proposito del portavoce della Commissione Ue Olli Rehn, non sono per nulla incoraggianti: vicinanza e solidarietà ai paesi più vulnerabili come Spagna e Italia più esposti auna pressione pesante dei mercati, “ma risposte parziali per fare calare la febbre non sono sufficienti”.

Tocca a Monti convincere Merkel che a tali condizioni è giusto, non rinviabile, utile a tutti anche alla Germania, condividere il debito pubblico su scala europea con l’emissione di eurobond (si dovrebbe passare sul cadavere di Merkel) o con un fondo europeo dove far confluire le quote di debito superiore al 60% del Pil. Chi è fuori linea, chi non mantiene gli impegni sui bilanci, lo dice anche la bozza di lavoro preparatoria all’incontro,  verrà “commissariato”: l’area euro potrà richiedere, pena la minaccia di sanzioni, modifiche alle manovre in corso dei singoli stati. Si tratta della famosa cessione di sovranità, in realtà invisa a a Francia e Italia, per esempio, che non vogliono intrusioni e controlli sul proprio bilancio.

Il meccanismo studiato da Monti per calmare i mercati è fondamentale e urgente per l’Italia: cento punti in meno di spread Btp-Bund possono garantire maggiore crescita di un punto di Pil in tre anni. Basterebbe, sosterrà Monti al vertice, che i fondi di salvataggio si impegnassero ad acquistare i titoli di stato, con la Banca europea come agente. Sintetizza Federico Fubini sul Corriere della Sera: “Se i governi si impegnassero a indennizzare la Bce del primo 20% di eventuali perdite sui bond acquistati, l’Eurotower potrebbe comprare fino a cinque volte il volume delle risorse oggi  a disposizione dell’Efsf-Esm:  in tutto duemila miliardi di euro, abbastanza da rassicurare i mercati”. Ovviamente, l’opzione sarebbe valida e applicabile solo per i paesi virtuosi, i “redenti” appunto.

Ma quella potenza di fuoco scoraggerebbe altri tentativi di scommettere sull’insolvenza degli stati sotto tiro, mettendo fine alla speculazione e alle oscillazioni dello spread. Quest’anno l’Italia , con un deficit/Pil tra l’1,7 e il 2%, uscirà dal girone dei peccatori e infatti si chiuderà anche la procedura di infrazione per eccesso di disavanzo inflittaci nel 2009. L’anno prossimo dovremmo centrare il pareggio di bilancio: Irlanda e Portogallo, che hanno ricevuto sostegno ai titoli di stato e prestiti (aumentando il debito) dal fondo salva stati, viaggeranno rispettivamente con un deficit/Pil al 7,5 e al 3,1%. Fuori dai parametri. Così come la Spagna e la Francia, al 3,9 e al 4,2%. La Grecia è fuori categoria con il suo record negativo dell’8,2%.

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Warsamé Dini Casali