Crisi: via libera dell’Ecofin alla riforma del patto di stabilità

BRUXELLES – Via libera dell’Ecofin alla riforma della governance economica, compresa la riforma del Patto Ue di stabilità e di crescita, che contiene la stretta sui debiti pubblici. L’intesa dovra’ ora essere formalizzata dai capi di Stato e di governo nel Consiglio europeo del 24 e 25 marzo. La riforma dovrebbe entrare in vigore dalla prossima estate. In particolare, i 27 ministri finanziari della Ue hanno dato l’ok all’intero pacchetto anticrisi messo a punto dalla Commissione Ue, composto da sei provvedimenti: una direttiva e cinque regolamenti.

– STRETTA SU DEBITO. La parte più corposa riguarda il Patto di stabilità e di crescita. Il braccio preventivo viene rafforzato prevedendo che la spesa pubblica annuale non possa superare una certa soglia fissata in rapporto alla crescita del Pil nel medio termine: questo per far sì che le entrate non vengano spese ma destinate alla riduzione del debito. Sul fronte del braccio correttivo, invece, viene fissato il ritmo di discesa dei debiti pubblici in eccesso (sopra il 60%): un ventesimo l’anno nell’arco di tre anni, pena l’apertura di una procedura di infrazione per debito eccessivo, anche se il deficit è sotto il 3%. Si terrà conto dei ‘fattori rilevanti’ che incidono sul debito pubblico, come l’indebitamento privato.

– SANZIONI. Per i Paesi che violano le regole sul deficit è previsto innanzitutto il versamento in un deposito non fruttifero di una somma pari allo 0,2% del Pil nel momento in cui si apre la procedura di infrazione. Il deposito viene trasformato in multa se le raccomandazioni del Consiglio Ue per correggere il deficit non sono state seguite. Ulteriori violazioni comporteranno un aumento della multa. Tali sanzioni saranno ‘semi-automatiche’: la proposta della Commissione sarà valida automaticamente, a meno che non venga respinta dalla maggioranza qualificata dell’Ecofin (regola della ‘maggioranza rovesciata’).

– SQUILIBRI ECCESSIVI. Sarà possibile aprire una procedura di infrazione e infliggere multe ai Paesi che non adotteranno nei tempi previsti le misure raccomandate dal Consiglio Ue per ridurli. Verrà costituito un ”meccanismo di allerta” per individuare gli squilibri esistenti, che saranno valutati attraverso una serie di indicatori. Ripetute violazioni potranno portare a una multa pari allo 0,1% del Pil. Anche qui varrà la regola della ‘maggioranza rovesciata”.

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