ROMA – Per combattere i giochi illegali e l’evasione nel settore da oggi sarà possibile per gli ispettori dei Monopoli di Stato entrare in una sala e “giocare”. Non è un incentivo all’oste per mettersi a bere, o al controllore di saltare la barricata. Lo prevede la bozza del dl Fisco che fissa in 100.000 euro l’anno la dotazione di ”un fondo destinato alle operazioni di gioco a fini di controllo”. In pratica verrà istituita dal Governo Monti la figura dell’infiltrato nel variegato mondo del gioco, dove tra videopoker con soldi veri, scommesse clandestine, sale corse parallele, slot machine truccate, fortissima è la penetrazione e l’infiltrazione (questa sì un’attività pluridecennale) delle varie cosche criminali.
Un Serpico con tesserino dei Monopoli di Stato in tasca, dovrà frequentare sale da gioco che dietro il paravento di una ufficialità di facciata nascondono vere bische clandestine. Non le sale fumose cui eravamo affezionati, ma moderne società di gestione di punti scommesse, come le innocue sale Bingo che si prestano in modo legale ad essere le lavanderie per il riciclaggio. Il Serpico nazionale non dovrà frequentare biscazzieri, reggi-picchetto e allibratori da strapazzo. Niente nottatacce in compagnia di carte, sigarette e superalcolici su sgangherati tavoli di periferia. Certo nei 100 milioni di dotazione dovranno esser previsti corsi di aggiornamento insieme a tecniche di dissimulazione.
Come nel traffico degli stupefacenti, anche nel gioco illegale c’è gente che non scherza, parliamo di camorristi e mafiosi che riciclano denaro sporco. Dai Casalesi ai Mallardo, dai Santapaola ai Condello, dai Mancuso ai Cava, dai Lo Piccolo agli Schiavone, “le mafie sui giochi non vanno mai in tilt e di fatto si accreditano ad essere l’undicesimo Monopolio di Stato” si legge nel dossier dell’associazione Libera. Il Serpico nazionale non dovrà frequentare biscazzieri, reggi-picchetto e allibratori da strapazzo.
L’obiettivo è smascherare pratiche illecite, riuscire a sradicare fenomeni distorsivi che gettano letteralmente sul lastrico giocatori sprovveduti e/o compulsivi. Ma c’è anche una ragione pecuniaria, ovviamente: il mercato del gioco clandestino limita l’azione di quello legale e soprattutto sottrae miliardi di tasse evase all’erario. L’infiltrato di Stato dovrà mettere il naso in quella che qualcuno ha già chiamato Azzardopoli. In Italia la spesa pro-capite annuale per giocare raggiunge vertici ineguagliati nel resto d’Europa: 1260 euro. Ottocentomila persone sono impiegate nel settore, due milioni quelle a rischio di rovinarsi.
Un giro d’affari di 76 miliardi senza contare i dieci del sommerso e clandestino. Solo il calcioscommesse ne vale 2,5 di miliardi: una cifra che da sola basta a mettere nella giusta prospettiva le puntate a perdere di qualche calciatore. Nel 2010 sono state 6.295 le violazioni riscontrate della Guardia di Finanza: oltre 8 mila le persone denunciate, 3.746 i videogiochi irregolari sequestrati, alla media di 312 al mese e 1.918 i punti di raccolta di scommesse non autorizzate o clandestine scoperti (più 165% rispetto al 2009). Buona fortuna Serpico, anche perché 100 mila euro, in quel mare di squali è poco più di una scialuppa di salvataggio .
