Tra 400 milioni di dollari e un miliardo, forse più: a tanto ammontano gli utili netti di Getco. La società ha utili quindi che vanno quelli di Volkswagen e quelli della Fiat prima della scissione.
A differenza delle due case automobilistiche, però, che hanno rispettivamente 360mila e 191mila dipendenti, Getco ha “più di trecento associati a Chicago, New York, Londra e Singapore”.
Che cosa facciano questi oltre trecento associati è difficile dirlo, visto che quello che fa Getco è, spiega il Corriere della Sera, comprare e vendere titoli finanziari attraverso software che operano senza intervento umano.
Getco non è un hedge fund. E’ invece un operatore ad alta frequenza, un nuovo genere di protagonista del mercato, nato all’inizio del 2000. Gli operatori ad alta frequenza, scrive Federico Fubini sul quotidiano milanese, sono basati in capitali un po’ periferiche per la finanza globale come Kansas City, Amsterdam o Chicago e i loro nomi sono a volte bizzarri e per lo più sconosciuti: Jump Trading, Fat Trading, Sun Trading, Optiver, Tradebot. Sono pochi, non più di otto o dieci, e nessuno conosce molto di loro, se non la nota abitudine di lavorare attraverso computer che comprano e vendono, in media, in tre o quattro millisecondi. La loro discrezione serve a negare appigli alla concorrenza.
Per i maggiori analisti finanziari, questi nuovi gruppi hanno un peso notevole a Wall Street, e stanno crescendo anche nel vecchio continente. La loro forza sta nella velocità: in teoria possono arrivare a registrare profitti massimi di 3,4 miliardi di dollari a Wall Street in dieci secondi guadagnando su scarti di 0,0024 dollari per azione.
Tutto sta nella velocità con cui rilevano le differenze minime fra i prezzi dello stesso titolo quotati in mercati diversi o fra domanda e offerta. Una volta individuato dove conviene acquistare e vendere, agiscono e incassano. E al momento dominano i mercati.
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