ROMA – E’ il costo dell’energia che fa fuggire gli investimenti dall’Italia, è una bolletta da record che obbliga lo Stato, come nel caso Alcoa, a concedere maxiagevolazioni alle imprese per conservare artificialmente posti di lavoro e che, una volta sanzionati dall’Europa come indebiti aiuti di Stato, costringere gli americani del caso, a rifugiarsi in Arabia Saudita, dove l’energia costa meno. Rispetto agli altri grandi paesi produttori, le aziende devono recuperare uno svantaggi competitivo del 30%. Queste cifre spiegano perché le imprese scelgono altri stati per i loro impianti, e perché gli italiani vanno all’estero.
I dati elaborati dalla Fondazione Hume per il quotidiano La Stampa, forniscono un quadro esauriente su questa zavorra industriale. Il costo medio del kilowatt/ora in Italia, è di circa 19 centesimi: in Europa solo in Danimarca costa di più (23 centesimi). Il costo di 191 euro per megawatt/ora in Italia va messo a confronto con un costo medio europeo di 138 euro: un buon 30% in più, appunto. Sulla struttura dei costi, poi, pesano le spese per i trasporti e la logistica: anche qui, grazie al prezzo dei carburanti, spendiamo di più di tutti, grazie al primo posto per il prezzo della benzina senza piombo e il secondo per il gasolio.
Ma i prezzi alti dell’energia sono, incredibile a dirsi, il frutto di un paradosso economico di difficile risoluzione: l’offerta di energia supera la domanda, ma i prezzi salgono invece di scendere. Su 100 mila megawatt/ora disponibili, ne servono al massimo della capacità produttiva, 56 mila. Pesano ritardi strutturali e scelte magari condivise ma che alla fine incidono sulla bolletta. Come la rinuncia al nucleare: senza l’energia atomica, con molto gas ma scarso carbone, siamo costretti a procacciarsi energia dall’estero, dipendendo dalle importazioni di energia per l’84% dei consumi, con grave rischio anche solo legati alle fluttuazioni valutarie dei cambi.
Anche gli incentivi alle energie alternative, alle fonti rinnovabili pesano sulla bolletta. 6,5 miliardi fino al 2030. Per le imprese, quell’incentivo in bolletta è triplicato in due anni: per sostenere le fonti rinnovabili è passata dai 17 euro per megawatt/ora ai 47 attuali. Per un tipo di energia che al momento copre il 6/7% del fabbisogno. Cosa chiedono le imprese? Spostate questo onere dai produttori ai consumatori privati e alle imprese del terziario. Una carezza per i divoratori di energia che devono competere, un balzello in più per tutti noi.