Bolletta della luce sempre più cara? Ecco perché: tasse e…

(Foto d’archivipo)

ROMA – Bolletta della luce sempre più cara nonostante la liberalizzazione del mercato? La colpa è nella bolletta stessa, come spiega Luca Pagni su Repubblica.

Perché in bolletta si scopre che il costo effettivo dell’energia corrisponde solo al 43% del costo totale.

Il resto va in tasse e Iva (13,5%), servizi per la gestione della rete (19,3%) e “oneri generali di sistema (un 25% che comprende gli incentivi alle rinnovabili, per la dismissione delle centrali nucleari e delle scorie, per gli energivori, per le tariffe agevolate delle Ferrovie, per la promozione dell’efficienza energetica).

Quindi gli operatori, nonostante il mercato sia liberalizzato dal 2003, possono farsi in realtà concorrenza solo sulla parte della bolletta relativa al costo dell’energia.

Il paradosso del mercato elettrico, liberalizzato ma con pochissima concorrenza almeno per quanto riguarda le tariffe pagate dai consumatori, è ben spiegato da Pagni su Repubblica:

“Le liberalizzazioni hanno funzionato per i cellulari e i collegamenti internet. Dove le tariffe sono continuate a scendere anno dopo anno. Pur con qualche ritardo, si sono imposte anche nel settore finanziario (banche e assicurazioni), soprattutto dopo l’avvento dei servizi on line. Persino nei collegamenti ferroviari dell’Alta velocità l’ingresso di un secondo operatore (fatto unico in Europa) ha avuto il merito sia di migliorare il servizio sia di abbattere il costo del biglietto. Dove l’apertura alla concorrenza non ha raggiunto il suo scopo, se non in misura poco incisiva per le tasche delle famiglie, è il mercato dell’energia elettrica. (…) In pratica, sia le famiglie che le partite Iva e le Pmi (così come era accaduto in precedenza per la grande e media industria) possono scegliere liberamente con quale gestore sottoscrivere il contratto di fornitura dell’elettricità. Ma questo non si è tradotto in una diminuzione delle bollette. Le quali rimangono, per buona parte delle famiglie, tra le più alte dell’Unione Europea. (…)

Questo vale per le famiglie, partite Iva e piccole imprese per lo più artigianali. Ma non per l’industria. Quest’ultima può acquistare energia all’ingrosso, mettendo in concorrenza i maggiori fornitori. Oltre a godere di incentivi (pagati in bolletta da tutti gli utenti) destinati ai settori cosiddetti energivori, cioè i grandi consumatori di elettricità.

Ma perché non ha funzionato la concorrenza? (…) La prima è che gli operatori possono farsi concorrenza solo su una parte della bolletta, circa la metà relativa al costo dell’energia. L’altra metà – ed è il secondo elemento – se na va in costi fissi determinati per legge (e regolamentati dall’Autorità) come sostegno al “sistema”. Non per nulla vengono definiti “oneri impropri”. In pratica, paghiamo per altri: il grosso di questi incentivi è destinato alle rinnovabili (84% del totale), per la dismissioni delle centrali nucleari e relative scorie (7,5%), per gli energivori (4,6%), per la promozione dell‘efficenza (1,6%), per le tariffe agevolate delle Ferrovie (1,4%).

Il secondo elemento che ostacola la concorrenza è la dipendenza dell’Italia dalle forniture di gas dall’estero, essendo la produzione nazionale sufficiente a soddisfare non più del 10 per cento del fabbisogno. Fino a due anni fa, i due terzi dell’energia veniva prodotta dalle centrali alimentata a gas. Ma l’aumento della produzione da rinnovabile e il crollo del prezzo del gas hanno rivoluzionato il mercato, al punto che il governo Monti ha imposto all’Authority di rivedere il prezzo dell’energia per il “mercato tutelato”, adeguandosi ai cambiamenti in atto. Il che ha permesso, nel corso del 2015, di far scendere, in piccola parte, le bollette.

“Mercato tutelato” è l’ultimo elemento che spiega perché la concorrenza fino a oggi non è mai decollata. Il termine significa che gli utenti hanno dal 2003 la possibilità di passare al mercato libero scegliendo una offerta migliore (se la trovano) ma non l’obbligo. Quest’ultimo scatterà solo dal 2018. Per cui solo un utente su quattro ha deciso di fare il “salto”: una base troppo ristretta per una vera concorrenza di prezzo.

Da tempo gli operatori fanno pressione per abolire il mercato di tutela, dove il prezzo della componente energia è fissata trimestralmente dalla’Autorità in una sorta di prezzo calmierato. In modo da aumentare la platea degli utenti. Fino a ora si è opposta proprio la Autorità, che ancora in un recente documento ha dimostrato come i prezzi del mercato tutelato sono mediamente più convenienti del mercato libero. E come i consumatori non siano ancora pronti ad affrontare un mercato completamente liberalizzato. In sostanza, un circolo vizioso da cui si uscirà soltanto fra due anni”.

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Maria Elena Perrero