MILANO – Bollette pazze, di chi è la colpa? E’ davvero il finanziamento alle rinnovabili l’imputato numero uno dei maxi conti delle nostre utenze a fine mese? Legambiente dice di no. E lo prova passando ai raggi X una bolletta tipo di una famiglia italiana. Il risultato? Gli incentivi vecchi e nuovi a fotovoltaico, eolico e biomasse pesano per circa il 10per cento dei costi.
Sui 494 euro all’anno (contratto in fascia protetta da 3kW) di spesa, quasi il 60per cento (59,5% – 294 euro) copre i servizi di vendita, i kW di energia consumata, e vanno a tutte le centrali escluse le nuove rinnovabili. Il 90% va a impianti a metano, petrolio e anche carbone. Dove sta il trucco? Il costo del metano e del petrolio, sul libero mercato, è raddoppiato negli ultimi 5-6 anni (+40% dal 2010). Ed ecco spiegato parte del boom delle bollette.
Oltre a questo, il 14% dell’utenza (69 euro all’anno circa) va nel costo dei servizi di rete: della distribuzione, degli elettrodotti, delle misurazioni. Di questi 69 euro, circa 40 euro (8% della bolletta) sono una quota fissa: si paga anche se non si consuma niente. Le tasse e l’Iva si prendono poi 67 euro all’anno (13,5% della bolletta). Col paradosso che l’Iva (che è un’imposta su beni e servizi) viene pagata anche sugli incentivi (che non sono né beni né servizi).
Il 13% della bolletta (64 euro) è destinato a oneri generali di sistema: una voce matrioska che contiene di tutto. Di questo, il 10% circa (48 euro) finanzia effettivamente gli incentivi sia vecchi che nuovi a fotovoltaico, eolico e biomasse. Mentre un 2% (altri 10 euro circa) vanno alle altre “fonti assimilate alle rinnovabili” del CIP6. Una definizione ingannevole, perché si tratta soprattutto di raffinerie, inceneritori, acciaierie, impianti a carbone – evidentemente assai poco rinnovabili.
Infine 6 euro circa, poco più dell’1 per cento della bolletta vanno al nucleare (ricerca, decommissioning delle vecchie centrali), alla ricerca scientifica (gran parte ancora al nucleare), a tariffe sociali, a imprese elettriche minori ma finanziano anche voci che con la bolletta hanno poco a che fare, come determinati regimi tariffari delle ferrovie o le compensazioni sociali delle installazioni elettriche. C’è anche l’efficienza energetica negli usi finali: un millesimo della bolletta. Insomma, il rincaro c’è, ma – almeno secondo Legambiente – l’imputato principale non è certo l’energia “verde”.