ROMA – La priorità per la Libia è “avere stabilità”, che si ottiene “portando lavoro e sviluppo”. Ne è convinto Claudio Descalzi, amministratore delegato del gruppo Eni, intervistato dalla Stampa sul viaggio a Tripoli dove ha incontrato Fayez Al Sarraj, il premier del governo di riconciliazione sostenuto dalla comunità internazionale.
“Non ho percepito una situazione di precarietà”, afferma Descalzi. “Certo, da cinque anni in Libia c’è una situazione di difficoltà, ma lui è impegnato in un dialogo costruttivo”, “abbiamo parlato di lavoro, di energia, delle cose da fare”. “Nessuno – e nemmeno Al Sarraj – vuole nascondere i problemi”, sottolinea. “C’è lo Stato islamico che controlla intere porzioni di territorio, il Paese è disgregato, moltissime milizie si battono e l’Est è un problema non facilmente risolvibile”.
“I libici sanno come gestire la situazione, sono consapevoli che per avere una Libia unita bisogna tenere conto di tutte le componenti e parlare con ognuna. Chiederanno aiuto – è una mia supposizione – solo quando avranno un governo e un Parlamento. Di certo non vogliono vedere truppe straniere”. Quella italiana è “una presenza importantissima per la stessa popolazione libica. Perché il 60% della nostra produzione giornaliera, che ammonta a 35 milioni di metri cubi di gas, va ad alimentare il mercato locale, a far funzionare le centrali elettriche del Paese. Il gas va bene, la produzione di petrolio invece fatica. Prima della crisi il Paese produceva circa 1,5 milioni di barili, ora a stento 350 mila”. “Spero tornino tutti i grandi concorrenti, da Total a Bp a Exxon. In Libia vogliamo competere, significherebbe più sviluppo e più investimenti, è auspicabile non essere soli”.