MILANO – Rendere più efficiente e meno costosa la tecnologia fotovoltaica, puntando sull’organico per fabbricare celle solari con l’utilizzo della luce. È questa l’innovativa concezione alla base del progetto ExPhon, frutto degli studi di Luca Beverina, giovane ricercatore di chimica organica del dipartimento di Scienza dei materiali dell’università di Milano-Bicocca, recentemente classificatosi al quarto posto nell’ambito del Premio Cariplo “Ricerca di frontiera” e al quale è stato assegnato un finanziamento di 130mila euro.
La luce per la luce. La ricerca si colloca nel nascente mercato delle tecnologie fotovoltaiche organiche e punta, ha spiegato Beverina, all’utilizzo della luce «non tanto e non solo per l’alimentazione della cella, ma come vero e proprio strumento per la sua realizzazione. L’obiettivo è favorire l’industrializzazione di questa tecnica innovativa e contribuire all’affermazione dei materiali organici nel fotovoltaico». Questi ultimi hanno una capacità di “autorganizzazione” sulla quale la luce può intervenire e, per sfruttare concretamente questa loro caratteristica, occorre che siano disegnati in maniera tale da interagire nella maniera più efficiente con la luce stessa diventando così idonei alla produzione su larga scala. Presentano inoltre alcune qualità che non si riscontrano nel fotovoltaico classico, come la flessibilità e la possibilità di essere prodotte in tutti i colori, attributo che le rende compatibili con nuove applicazioni, come ad esempio creare tessuti in grado di generare corrente.
Risparmio. I vantaggi immediati sarebbero l’aumento dell’efficienza di conversione dell’energia solare in quella elettrica, ora attestata intorno al 10 per cento, e la drastica riduzione dei costi produttivi. Si tratterebbe di un’ulteriore spinta allo sviluppo di un settore che sembra avere ottime prospettive: «Esistono già alcune realtà che commercializzano cellule totalmente organiche o ibride – ha sottolineato Beverina – è uno di quei mercati nei quali potrebbe essere conveniente investire». Il giovane ricercatore sa comunque che la strada è ancora lunga: «Il premio ricevuto ha riconosciuto la validità dell’idea. La realizzazione pratica richiederà molti sforzi, ed il successo finale non è certo. Ma sicuramente produrremo della buona scienza».