ROMA – Pur essendo state studiate fin dagli anni ’60, le centrali al torio non hanno mai suscitato l’interesse dei paesi occidentali, mentre l’uso di questo combustibile piace molto a Cina e India. Ecco le principali caratteristiche di questa tecnologia.
Torio più abbondante dell’uranio. Il torio nelle rocce è circa tre volte più abbondante dell’uranio. La fonte migliore è il suo fosfato, chiamato monazite, i cui giacimenti sono presenti in diversi paesi, Italia compresa. Secondo una stima dell’Aiea nel mondo ci sono 4,4 milioni di tonnellate di torio estraibile a meno di 80 dollari al chilo, con Australia, Usa, India e Turchia che sono i paesi con una maggiore disponibilità. Il torio in sé non è radioattivo, ma se bombardato con neutroni lenti si trasforma in uranio 233.
Centrali più sicure e meno scorie. Il torio è stato sperimentato in diverse centrali sperimentali in giro per il mondo con tecnologie differenti. In generale questo combustibile dà una quantità minore di scorie che hanno un tempo di decadimento dell’ordine delle centinaia di anni, e non dei millenni come quelle dell’uranio. Il torio inoltre in alcuni tipi di centrali ‘lavora’ a temperature e pressioni molto inferiori rispetto all’uranio, con una minore probabilità di esplosioni.
India e Cina capofila Fino alla fine degli anni ’80, riporta un censimento della World Nuclear Association, reattori sperimentali al torio sono stati in funzione in Usa e in Germania, ma la tecnologia è stata abbandonata. Chi sembra puntare su questa tecnologia, pur non abbandonando le centrali ad uranio invece sono Cina e India: la prima ha lanciato recentemente un programma per avere i primi reattori commerciali entro 20 anni, mentre la seconda dovrebbe inaugurare l’anno prossimo un reattore capace di funzionare con torio a Kalpakkam. Anche il progetto di Rubbia, il cosiddetto Rubbiatron, dopo essere stato acquistato dall’azienda norvegese Aker Solution potrebbe vedere la luce in uno di questi due paesi, più probabilmente la Cina.
Gli svantaggi Per l’uso commerciale del torio ci sono ancora diversi processi da mettere a punto, soprattutto per quanto riguarda la stabilità delle matrici che vengono usate e il riprocessamento del materiale una volta compiuto il primo ciclo. Un altro problema deriva dal costo della preparazione del combustibile, perché l’uranio 233 va separato dal torio, anche se con la tecnologia dei sali fusi questo inconveniente dovrebbe essere superato.