VENEZIA, 16 GIU – "Senza il nucleare la sfida e' difficile, ma non impossibile": il prof. Thomas Heller, docente alla Stanford University, non nasconde le maggiori difficolta' di una politica energetica che deve fare a meno del nucleare ma e' convinto che sia comunque una sfida "con la quale confrontarsi".
Heller, direttore generale della Climate Policy Initiative (Cpi), organizzazione non governativa con sede a San Francisco e uffici in Europa, Asia e Sud America, e' intervenuto oggi a Venezia alla conferenza internazionale "Governing Global Challenges: Climate Change, Trade, Finance and Development" che si tiene fino a sabato nella sede di Ca' Foscari a San Giobbe, commentando lo stop al nucleare deciso dai cittadini italiani con il referendum.
"Per l'Italia e per il resto del pianeta l'opzione energetica senza il nucleare di ultima generazione, è una grande sfida: risolvere il problema energetico senza ricorrere all'atomo e superando il carbone non sarà facile, ma mi auguro che i Paesi possano vincerla". Per il prof. Brian Wright, docente all'Università di Berkeley (California), "il nucleare pone due ordini di problemi, da un lato la non prevedibilità dei disastri che possono sorgere, dall'altro i rischi conseguenti che occorre saper gestire". Il problema energetico "è cruciale" – ha sottolineato – e per affrontarlo senza il nucleare "occorre investire molto di più sulla tecnologia". Nel corso della sua relazione, Wright si è soffermato anche sulla situazione economica globale, sull'oscillazione dei prezzi delle materie prime e in particolare sulle ragioni della volatilità del prezzo dei cereali: "I cambiamenti climatici non ne sono la causa diretta – ha spiegato – Il continuo saliscendi dipende dalla diminuzione delle scorte dovuta alla coltivazione dei biocombustibili". Secondo le sue previsioni, questo andamento proseguirà con questi trend per altri cinque anni.
