ROMA, 29 LUG – Effetto Libia sui conti dell'Eni. La compagnia petrolifera chiude il primo semestre con un utile netto in flessione del 6%, fortemente appesantito dallo scivolone del 31% nel secondo trimestre.
A pesare, lo stop delle attivita' nel Paese nordafricano, che ha comportato una forte flessione della produzione (-15%) e che regala margini di incertezza anche per la seconda parte dell'anno. L'amministratore delegato Paolo Scaroni, tuttavia, non mostra preoccupazione e assicura che i risultati del 2011 saranno ''solidi'', confermando una politica del dividendo che fara' incassare agli azionisti, per ora, un acconto di 52 centesimi.
L'utile netto del semestre si e' fermato a 3,8 miliardi di euro, mentre quello adjusted e' in crescita del 4% a 3,63 miliardi di euro. Ben piu' pesanti i numeri relativi al secondo trimestre, quando l'utile netto e' stato pari a 1,25 miliardi, mentre quello adjusted ha registrato una flessione del 14% a 1,44 miliardi.
Il problema maggiore, ovviamente, e' relativo alla Libia, che ha fatto scendere la produzione a 1,489 milioni di barili al giorno (-12% nel semestre) e che potrebbe condizionare anche il resto dell'anno: ''Sebbene in un quadro di graduale rafforzamento dell'attivita' economica globale – avverte infatti la societa' – l'outlook 2011 presenta un margine di incertezza e volatilita' a causa dell'imprevedibilita' degli sviluppi legati a fattori macroeconomici e geopolitici, tra i quali in particolare l'evolvere della crisi libica'', che comunque non potra' che comportare un calo della produzione.
Il Cane a sei zampe, insomma, ''ha sofferto delle mancate produzioni in Libia che hanno impattato tutti i settori di attivita'', ma, assicura Scaroni, ''nonostante la crisi libica ed i costi di approvvigionamento gas, che, nel semestre, non tengono conto dei benefici retroattivi delle rinegoziazioni in corso (e che dovrebbero chiudersi entro l'anno, ndr), ha ottenuto solidi risultati sostenuti, in particolare, dal miglioramento della redditivita' E&P'' e anche per il 2011 i risultati attesi sono ''solidi''.
La Borsa, del resto, non ha reagito particolarmente male, fissando il prezzo finale a 15,18 euro (-1,30%, sostanzialmente in linea con il listino).
Nella conference call con gli analisti, poi, Scaroni ha fatto il punto sui principali dossier aperti, a cominciare dall'eventuale cessione di Snam Rete Gas: l'Eni, ha spiegato, ''non ha fretta'' (come anche sulla vendita della quota nella portoghese Galp), ma ''nei prossimi mesi'' arrivera' ''qualche idea'', che comunque, ha ribadito, ''ha bisogno dell'autorizzazione del governo italiano''. Piu' vicina sembra essere invece la prevista cessione delle quote nei gasdotti Tenp e Transitgas, per la quale c'e' ''un bidder preferito''.
Nessun problema, infine, sul fronte Kashagan, visti gli ''eccellenti rapporti'' con il governo kazako.
