ROMA – I distacchi programmati decisi dal Comitato emergenza gas per contenere i consumi potrebbero costare caro all’economia italiana, con un impatto negativo sul Pil dell’1% se dovessero venire protratti per oltre tre giorni. L’allarme arriva dalle imprese di Gas Intensive, il consorzio di Confindustria che raccoglie le associazioni di categoria dei settori ad alto consumo di metano, preoccupate per le conseguenze dello stop produttivo in una fase già recessiva dell’economia. E da Confindustria ceramica, alla cui guida c’è Franco Manfredini che in un’intervista al quotidiano la Stampa avverte: “Senza forniture possiamo resistere quattro giorni”.
“Veniamo fuori dallo sciopero dei tir, poi ci sono state le nevicate e il blocco alla circolazione dei mezzi oltre 3,5 tonnellate. Tutto questo – sottolinea il presidente di Gas Intensive Paolo Culicchi – ha creato problemi nella consegna delle materie prime, ai quali si aggiungono ora anche i distacchi”. Le aziende coinvolte dal servizio di interruzione sono intorno alle 400 tra acciaierie, fonderie, cartiere ma anche aziende della ceramica e della calce-gesso, stima Gas Intensive, su un totale di circa 2.000 che hanno aderito al programma del Ministero. Ma proprio dal ministero hanno fatto sapere che la situazione è ormai sotto controllo, anche se rimane lo stato di emergenza, alla luce del taglio degli approvvigionamenti e del persistere dell’ondata di freddo.
La misura giudicata adeguata dall’Europa e già in atto da ieri nonostante l’attenuazione del calo dell’import dalla Russia, si è resa necessaria per tutelare le utenze domestiche di fronte al picco massimo di consumi registrato in questi giorni di gelo. La domanda complessiva di gas è infatti volata a circa 461 milioni di metri cubi, contro il precedente record storico di 459 milioni registrato il 17 dicembre del 2010.
In un momento di emergenza come questo, l’allarme delle imprese è dunque considerato fuori luogo dal governo anche perché, ha spiegato il sottosegretario al ministero dello Sviluppo, Claudio De Vincenti, le aziende che fanno parte del programma di interrompibilità “hanno chiesto loro di aderire a questi tipo di contratti che prevedono di risparmiare sull’energia in cambio dell’impegno a farsi ridurre la fornitura di gas in caso di emergenza”.
Effettivamente le aziende vengono ogni anno remunerate per la loro “disponibilità”, con un costo che, secondo stime di mercato, si aggirerebbe sui 30 milioni di euro. Cifra che poi viene spalmata sulle bollette della collettività. Un costo, non indifferente, comporta del resto anche la riattivazione delle centrali ad olio combustibile. Nel 2006, ultimo anno in cui si fece ricorso alla stessa misura, l’Autorità per l’energia riconobbe complessivamente 106 milioni di euro come rimborso degli extracosti supportati dagli operatori per reintegrare gli impianti (anche in questo caso distribuiti in bolletta). Oggi l’Enel ne ha già messi in esercizio due, a Piombino e a Livorno, ed è pronta a riattivare anche Montalto di Castro e Porto Tolle. In totale il funzionamento ad olio di tutte e quattro le centrali permetterebbe un risparmio di 20 milioni di metri cubi di gas al giorno, utili nei momenti di picco dei consumi.
Ma nonostante le difficoltà lamentate dalle imprese il problema è un altro, spiega Manfredini: “Non ci hanno nemmeno concesso il preavviso di 24 ore previsto in questi casi. Spegnere i forni improvvisamente comporta rischi notevoli, poi l’interruzione della produzione nei mesi invernali crea problemi di protezione degli impianti a causa delle gelate”. E ancora, sia Manfredini che Culicchi mettono sul bando degli imputati la politica energetica degli ultimi anni e il ruolo dell’Eni. “Penso alla separazione della Snam dall’Eni -prosegue Manfredini – è chiaro che in situazioni del genere avere il monopolista che controlla anche la rete di distribuzione non aiuta”.
In campo è scesa intanto anche l’Autorità per l’energia che ha adottato provvedimenti per massimizzare le importazioni e l’utilizzo delle infrastrutture e degli stoccaggi.
Migliora invece la situazione delle utenze elettriche. Secondo i dati Enel, le forniture senza elettricità nel Centro Sud Italia sono scese a 9.500 contro le 23.900 di ieri sera.
