Gas, Francia e Germania in Southstream. L'Eni scende al 20%

SOCI, 16 SET – Il gasdotto South Stream diventa più 'europeo', con l'obiettivo di renderlo più facilmente finanziabile ma soprattutto politicamente digeribile dalla Ue, che con gli Usa continua a sponsorizzare il Nabucco per ridurre la sua dipendenza energetica dalla Russia.

L'accordo, il primo giuridicamente vincolante, è stato firmato oggi nel quadro del X forum internazionale degli investimenti di Soci, sulle rive di quel mar Nero che il South Stream deve attraversare in profondità per circa 900 km.

Il colosso russo del gas Gazprom mantiene il 50%, Eni scende al 20% consentendo l'ingresso della francese Edf e della tedesca Wintershall (gruppo Basf), ciascuna con il 15%.

L'intesa è stata siglata in una sala del teatro d'inverno dagli a. d. delle quattro società energetiche: Paolo Scaroni (Eni), Henry Proglio (Edf), Rainer Seele (Wintershall) e Alexiei Miller (Gazprom).

A benedirla il premier Vladimir Putin, che poi nel suo intervento di apertura del forum ha pubblicamente difeso l'amico Silvio Berlusconi dalle critiche per gli scandali sessuali (''lo fanno per invidia'') elogiandolo invece come ''uomo di Stato responsabile'' per ''le decisioni difficili ma necessarie'' prese durante la crisi.

Scaroni ha spiegato perché l'Eni è scesa dal 50% al 20% e ha fatto capire chiaramente che ora la palla passa alla Ue. ''Più il progetto è europeo più alte sono le possibilità che si faccia'', ha sottolineato, ricordando che ora sono coinvolti i tre principali Paesi europei importatori di gas.

''A noi – ha proseguito – non interessa tanto investire i nostri soldi in un tubo di acciaio in mezzo al Mar Nero con una redditività relativamente modesta, ma siglare un maxi accordo con Gazprom che ci assicuri gli attuali volumi di gas, anzi, che li aumenti, a prescindere dalla nostra percentuale nel progetto''.

''Piuttosto – ha aggiunto – siamo interessati a realizzare l'infrastruttura: Saipem, che ha già realizzato il Blue Stream sotto il Mar nero e il Nord Stream, mi sembra il candidato ideale''.

Si tratta, ha riferito, di un'opera da 10 miliardi di euro, più altri 10 per i vari rami terrestri del gasdotto verso l'Europa sud orientale, Italia compresa. Quanto ai tempi di realizzazione, il primo dei quattro tubi dovrebbe entrare in funzione entro fine 2015 ma essi ''dipendono da 2-3 passaggi, prima di tutto dall'atteggiamento che avrà l'Unione europea nell'autorizzare questa infrastruttura'', ha detto Scaroni, auspicando che ''tutto questo avvenga in tempi brevi''.

L'ad del Cane a sei zampe ha buttato anche acqua sul fuoco sul presunto duello tra South Strean e Nabucco: ''non sono in concorrenza, sono due infrastrutture completamente diverse, la prima destinata ad importare il gas russo in Europa, la seconda dalla regione del Caspio''.

Ma la Ue sta cercando di smarcarsi in parte dal gas russo negoziando già con Azerbaigian e Turkmenistan per garantirsi il metano con cui riempire il Nabucco. Una mossa che la diplomazia russa non ha gradito, bollandola come un ''tentativo di ingerenza esterna'' negli affari del Caspio, il cui statuto giudirico è ancora in fase di negoziato tra i cinque paese rivieraschi (Russia, Iran, Kazakhstan, Azerbaigian e Turkmenistan).

La partita del gas tra Mosca e Bruxelles resta aperta, ma l'Eni ha una alleanza di ferro con Gazprom, come confermano altri due accordi siglati oggi a Soci: la cessione di una quota del Cane a sei zampe nel giacimento Elephant, che consente al colosso russo di sbarcare in Libia, e l'intesa a lungo termine per l'acquisto del gas siberiano prodotto dal consorzio Severenerghia (51% Yamal Development, cui partecipano pariteticamente Novatek e GazpromNeft, 30% Eni e 19% Enel).

Published by
Maria Elena Perrero