ROMA – L’Italia dipende dalla Russia per la fornitura di gas, ma non fa nulla per rendersi più indipendente.Ā Punto primo:Ā potremmo raddoppiare la produzione nazionale grazie ai giacimenti nellāAlto Adriatico, in pianura padana, al largo della Sicilia, in Calabria. Punto secondo: non abbiamo ancora realizzato il piano di Prodi del 2006 per la costruzione di cinque rigassificatori che potrebbero renderci più indipendenti dalla Russia e non farci rischiare il black out a ogni sbalzo di temperatura. In sei anni ne sono stati costruiti solo due, dopo un’odissea di ricorsi e battaglie ambientaliste.
Per ridurre la dipendenza dal gas russo e algerino, nel 2006 Ā il governo Prodi lanciò un piano per la costruzione di almeno cinque rigassificatori: ovvero degli impianti che trasformino in energia il gas liquido che importiamo dall’Algeria. Era il 2006: il progetto era di costruire cinque di questi impianti; siamo al 2012 e di rigassificatori attivi in Italia ce ne sono solo due: Ā uno in Liguria (giĆ attivo nel 2006) e uno Rovigo, finanziato da Edison, aperto da pochi mesi e che garantisce un decimo degli approvvigionamenti.
Gli altri? Persi nella burocrazia… Anche se una luce si vede. A meno di intoppi, entro un anno ne entrerĆ in funzione un terzo, al largo delle coste livornesi, costruito dopo molte battaglie dalla grande municipalizzata del Nord-Ovest Iren e la tedesca Eon. Non sarĆ però un impianto di grandi dimensioni: al massimo delle sue potenzialitĆ garantirĆ gas per un ventesimo dei consumi italiani. Il quarto rigassificatore, ricorsi permettendo, promette di realizzarlo lāEnel a Porto Empedocle, ma per entrare in funzione ci vorranno almeno tre anni. Il quinto, a Brindisi, lo dovrebbe costruire British Gas ma il no del governatore pugliese Nichi Vendola ha finora bloccato i lavori.
