
SINGAPORE – L’Iran è stato costretto ad ancorare nel Golfo oltre la metà della sua flotta di petroliere per immagazzinarvi petrolio dopo che le vendite sono calate a causa delle sanzioni internazionali e i depositi a terra sono pieni, a quanto rivela la Reuters citando fonti del traffico marittimo di stanza in Iran.
Le fonti, che conoscono le operazioni al principale terminale per le esportazioni a Kharg Island, nella parte settentrionale del Golfo, hanno detto che delle 25 petroliere di grandi dimensioni (VLCC) della flotta della National Iranian Tanker Company (NITC), ciascuna con un carico di due milioni di barili, 14 sono ancorate nel Golfo come depositi galleggianti. Stessa cosa per altre cinque petroliere del tipo Suezmax, con una capacità di un milione di barili.
Ciò significa, rilevano le fonti, che dei 59 milioni di barili che possono trasportare le VLCC e le Suezmax, 33 milioni – ovvero il 56 per cento della flotta – sono immobilizzati in mare. Secondo i dati disponibili le difficoltà dell’Iran nel vendere il suo petrolio si stanno acutizzando, perchè con oltre metà della flotta della NITC all’ancora la sua capacità di esportare è seriamente limitata.
Le fonti citate dalla Reuters hanno riferito che i serbatoi a terra sulla Khard Island, con una capacità di 23 milioni di barili, sono strapieni, e che la flotta della NITC è stata utilizzata dal marzo scorso per evitare che essi traboccassero. Parimenti piene sono le petroliere all’ancora.
