Al 2030 l’Italia può arrivare anche senza il nucleare, riuscendo ad autoalimentarsi elettricamente. E’ questo il pensiero della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, presieduta dall’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, che ha presentato, a Roma nella sede del Gestore dei servizi energetici (Gse), il rapporto ‘Scenari elettrici post-crisi al 2020 e al 2030′.
Per esempio nel 2009 avremmo potuto fare a meno delle importazioni di energia elettrica per il “fortissimo calo della domanda”.Servirebbe invece potenziare lo stoccaggio della CO2, in particolare delle centrali convenzionali a carbone.
Secondo il dossier “la crescita dei consumi elettrici, dopo la crisi, sarĂ rallentata e le rinnovabili potrebbero produrre nel 2030 dal 39 al 45% dell’elettricitĂ consumata”. E’ per questo che “una domanda aggiuntiva di nuove centrali nucleari” non troverebbe spazio almeno fino al 2030, a meno che, osserva Ronchi, non si intenda chiudere “le centrali convenzionali”.
Si tratta, rileva, di qualcosa che “per l’Italia sarebbe una scelta, e non una necessitĂ , un’energia sostitutiva” a quella di cui si dispone adesso. Anche perchĂ© a guardar bene, nel 2009 “abbiamo aumentato le importazioni di energia elettrica pur non avendone avuto bisogno”.
E anche senza nucleare, osserva Ronchi, potremmo ridurre di parecchio le importazioni, “passando da 44 terawattora a circa 20”. Lo studio disegna due scenari: uno virtuoso ‘blu’ – in cui Ă© previsto un miglioramento dell’efficienza elettrica – ed un altro ‘grigio’ – in cui si ipotizza un peggioramento.
Per quanto riguarda lo scenario ‘blu’, l’incremento dei consumi sarebbe della metĂ rispetto al decennio precedente. In questo quadro virtuoso migliorerebbe l’efficienza energetica del Pil (da 261 Kwh ogni 1.000 euro di Pil a 240 nel 2030) con un taglio della produzione elettrica da combustibili fossili e delle emissioni di CO2 del 20% nel 2020 e del 26,7% nel 2030 (rispetto al 2005).
Servirebbe una potenza totale di 77 GW (Gigawatt) nel 2030, quando in funzione ce ne sono giĂ 76 GW. Nello scenario ‘grigio’ peggiora l’efficienza elettrica legata al Pil e la diminuzione di elettricitĂ da combustibili fossili e le emissioni di CO2 diminuirebbero del 10,3% al 2020 (rispetto al 2005). In questo caso il fabbisogno di potenza elettrica al 2030 sarebbe di 87,6 GW raggiungibile con gli impianti in arrivo. In ogni caso i due scenari prevedono un forte aumento delle fonti rinnovabili (con una produzione nel 2020 di circa di 107 miliardi di Kwh, fino a superare 165 Twh, terawattora, nel 2030). A fronte dell’equilibrio elettrico descritto nel dossier, la strada da percorrere è quella dello “stoccaggio di CO2”, soprattutto per i grandi impianti, perchĂ© meno costosa del nucleare, applicabile da subito, e tecnologicamente avanzata.
