Liberalizzazioni per il gas, Snam dice addio a Eni. Così vuole Bruxelles

Paolo Romani

ROMA – Separazione dolce per Snam Rete Gas. Giovedì 3 marzo i consiglio dei ministri affronterà il nodo della separazione della rete italiana del gas dal colosso Eni imposta dall’Unione europea nell’ambito delle liberalizzazioni in campo energetico.

La società di Paolo Scaroni non sarà quindi obbligata, in nome della liberalizzazione, a vendere tutto per consentire la nascita di una società pienamente neutrale nei confronti di tutti gli operatori, così come è accaduto nell’elettricità con Terna.

Il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ha spiegato che il modello scelto dal governo italiano per recepire la direttiva Ue in materia è quello dell’ITO, Independent Trasmission Operator, ovvero della separazione funzionale, con la creazione, sempre in ambito Eni, di una società dedicata solamente al trasporto e alla grande distribuzione del metano agli operatori.

Il 3 marzo scade infatti il termine imposto da Bruxelles a Roma per recepire il Terzo pacchetto di direttive e regolamenti comunitari in tema di energia, dove si ribadisce la necessità per gli Stati Ue di individuare il modello di unbundling delle attività di trasporto e trasmissione, al fine di garantire la piena indipendenza delle reti rispetto alle attività di generazione, produzione e fornitura.

La normativa europea prevede tre possibili modelli tra cui scegliere: la Ownership Unbundling (OU), l’Independent System Operator (ISO) e l’Independent Trasmission Operator (ITO), che il governo italiano si appresta ad adottare.

Nella prima soluzione (OU), già sperimentata in Spagna, Portogallo, Danimarca, Olanda, Svezia, Polonia e Gran Bretagna, le società che detengono la proprietà delle reti ed effettuano la gestione delle attività di trasporto sono proprietariamente separate dalle imprese verticalmente integrate che svolgono le attività di approvvigionamento, produzione e vendita. Un po’ come è accaduto in Italia nel settore elettrico, con la separazione da Enel della rete affidata a Terna.

La seconda ipotesi (ISO) prevede invece che le imprese verticalmente integrate mantengano la proprietà delle reti affidandone la gestione ad un soggetto terzo.

L’ultimo modello (ITO) è infine quello della cosiddetta separazione funzionale rafforzata, già sperimentata in paesi come Germania e Francia e che in Italia si avvicina al caso Telecom. Le imprese verticalmente integrate (in questo caso Eni) mantengono cioè il controllo delle società che gestiscono l’attività di trasporto e che detengono la proprietà delle reti (Snam), purché garantiscano l’indipendenza decisionale e funzionale del trasportatore.

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Maria Elena Perrero