ROMA – Dipendiamo – in parte – dalla Libia per gas e petrolio, questo si sa. Ma la Libia dipende – tra gli altri – da noi per le armi: elicotteri, missili e bombe con cui Muhammar Gheddafi sta uccidendo il suo popolo.
Del resto, se il paese africano è tra i maggiori esportatori di materie prime in campo energetico, il nostro paese, come sottolinea il fatto Quotidiano, non se la passa male nell’export di armi. E il regime del rais è solo undicesimo tra i nostri clienti, con il 2 per cento delle nostre esportazioni, per un valore, nel 2009, di 11 milioni di euro.
In cambio l’Italia ha avuto un trattamento di riguardo per gli appalti alle grandi imprese pubbliche e private, dall’Eni alla Finmeccanica, dall’Impregilo all’Anas.
Non è mai importato che questo commercio avvenisse con un regime quantomeno illiberale. Dopo una leggera flessione tra il 2005 e il 2007, nel 2008 le spese libiche per gli armamenti sono tornate a crescere, fino a toccare la ragguardevole cifra di 1,1 miliardi di dollari nel 2009, con un incremento del 20 per cento in un anno. E il 2010 non è stato da meno.
E secondo i Rapporti della Presidenza del Consiglio dei ministri sui lineamenti di politica del governo in materia di esportazione, importazione e transito di armamenti, il valore delle esportazioni di armi italiane alla Libia è in costante aumento.