Scorte di petrolio governative: il costo per affrontare la crisi

ROMA – La crisi petrolifera si avvicina sempre di più. E se per gli analisti il peggio non è ancora arrivato, le prime conseguenze della crisi libica si stanno facendo sentire, e con loro le prime misure.
Sono un milione, sottolinea il Corriere della Sera, i barili di petrolio che ogni giorno mancano all’appello dei consumatori di tutto il mondo. L’allarme viene dall’Agenzia internazionale dell’energia dell’Ocse, che però sottolinea che non è ancora arrivato il momento di intaccare le scorte dei paesi membri, 4,2 miliardi di barili, tra petrolio greggio e prodotti finiti come la benzina e il gasolio.
In caso i governi decidessero di utilizzare anche solo le scorte nella loro diretta disponibilità, ovvero le public stocks, potrebbero disporre di due milioni di barili al giorno per due anni, o quattro per un anno.
Il rischio è però che nel momento in cui i governi decidessero di prendere questa misura getterebbero il mercato nel panico. Inoltre, ricorda sempre il Corriere della Sera, tenere le proprie scorte costa: il governo degli Stati Uniti, ad esempio, ha in carico le proprie  Strategic Petroleum Reserves — 727 milioni di barili di greggio ‘leggero’ — a un prezzo medio di 30 dollari al barile, per un costo totale di 21 miliardi di dollari.
Per la gestione di tutto questo greggio, Washington ha stanziato negli ultimi due anni circa 460 milioni di dollari tra acquisti, gestione e allargamento dei siti che lo contengono.
In Germania, invece, c’è un’agenzia apposita, l’ErdölBevG (Ebv), con il compito di custodire e gestire i tre mesi di scorte obbligatorie imposti da Iea ed Ue. Tutte le compagnie che operano in Germania o ne importano i prodotti petroliferi sono membri obbligatori dell’Rbv e la finanziano.
Anche l’Italia, ricorda il Corriere della Sera, nel 1998 aveva deciso la costituzione di un’ genzia nazionale delle scorte di riserva, di cui poi però non si è saputo più nulla.
Nel nostro paese spetta alle aziende l’obbligo di tenere in carico i 90 giorni obbligatori. Secondo gli ultimi dati Iea riportati dal Corriere, tra scorte e giacenze si tratta di circa 125 milioni di barili, di cui il 10% circa deve essere ripartito tra piccoli stoccaggi diffusi sul territorio. Il costo di queste operazioni è sostenuto dalle compagnie petrolifere,  che poi si rifanno sui prezzi praticati a grossisti e consumatori, con un’incidenza di circa 5 millesimi di euro per litro di carburante.
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Maria Elena Perrero