
ROMA – L’energia ci costa troppo: nonostante ci affanniamo a consumare sempre meno, paradossalmente spendiamo sempre di più. La spesa per elettricità, gas, benzina e diesel nel 2012 è cresciuta di quasi il 10% rispetto all’anno precedente. E non solo spendiamo sempre di più ma paghiamo anche molto più degli altri: per l’esattezza il 18% in più rispetto alla media europea. Ma di chi è la colpa? Secondo un dossier, I costi dell’energia in Italia, della Fondazione per lo sviluppo sostenibile in vista di un workshop che si terrà giovedì presso la Provincia di Roma, esistono almeno tre ordini di motivi.
Primo: la nostra dipendenza dai combustibili fossili tra le più alte in assoluto, l’82% contro una media del 54%. Per mantenere la quale siamo costretti a tassarci. Secondo un’indagine dell’Ocse condotta solo su alcuni settori, in Italia i sussidi alle fonti fossili sotto forma di agevolazioni o esenzioni fiscali nel 2011 ammontavano a oltre 2 miliardi di euro. L’Fmi raddoppia le cifre: 5,3 miliardi di euro. E, se si calcolassero i danni prodotti dai combustibili fossili alla salute e all’ambiente, si arriverebbe molto più in alto: in Germania è stato calcolato che l’aggravio sarebbe pari a oltre 40 miliardi di euro.
Secondo: il prezzo del gas naturale che, secondo le fasce di consumo delle famiglie italiane, è dal 24% al 35% più alto della media europea. Ridurre questo gap significherebbe risparmiare 3-4 miliardi di euro l’anno, 300 euro a famiglia.
Terzo: gli incentivi alle fonti rinnovabili, materia fortemente controversa. Da una parte nel 2012 hanno raggiunto circa 10 miliardi di euro pesando per circa un terzo dell’aumento (2004-2012) del prezzo del chilowattora elettrico di una famiglia. Dall’altra, secondo gli analisti, ci sarebbero vantaggi che superano i costi. La Strategia energetica nazionale stima un saldo positivo degli investimenti previsti da qui al 2020 (la quota maggiore è dedicata alle rinnovabili) pari a circa 9 miliardi di euro.
“Alcuni dei benefici delle rinnovabili sono ben evidenti già oggi, come la riduzione del prezzo orario dell’energia che nel 2012 ha comportato un risparmio netto in bolletta di oltre 800 milioni di euro – si legge nel dossier – Ma vi sono altri vantaggi che vanno messi nel conto. Ad esempio i 70 milioni di tonnellate di CO2 evitati ogni anno, o la riduzione dei livelli di inquinamento atmosferico che secondo l’Oms causano ogni anno in Italia oltre 10 mila decessi“.
Senza considerare che le rinnovabili sono uno dei pochi settori strategici in termini di lavoro e di occupazione e, a differenza di altre tecnologie, lasciano in casa i benefici. Secondo una stima del ministero dello Sviluppo Economico, per ogni mille euro spesi nelle rinnovabili, rimangono in Italia tra i 500 e i 900 euro, mentre un investimento di pari importo sulla produzione elettrica da gas dà al territorio solo 200 euro, e i rimanenti 800 euro vanno a beneficio di economie estere.
